San Nicola
da Crissa. Il filo conduttore del partecipato primo convegno "La Calabria nel
cuore"
La Chiesa
tra cooperazione e sviluppo
Intervenuti
esponenti del mondo religioso, politico e imprenditoriale
SAN NICOLA DA CRISSA Il primo convegno "La Calabria nel cuore" che si è svolto
a San Nicola da Crissa nei giorni scorsi, ha tracciato un significativo e
importante percorso per quanto riguarda un tema fondamentale per il futuro di
questa terra: "Chiesa, cooperazione e sviluppo". Ad indicarlo uomini e
personalità autorevoli che hanno dato una tangibile testimonianza del valore
della loro azione e dell'amore per la Calabria.
A relazionare sono stati chiamati il professor Vito Teti (docente di
Antropologia all'Unical), don Giovanni D'Ercole (capo ufficio Segreteria di
Stato del Vaticano), Pippo Callipo (presidente degli industriali calabresi) e
don Piero Furci (responsabile per la Pastorale sul lavoro). Le conclusioni sono
state affidate invece a monsignor Giancarlo Maria Brigantini (vescovo della
diocesi di Locri-Gerace). Si sottolineano inoltre gli interventi dei
rappresentanti politici, il consigliere regionale Antonio Borrello, il
responsabile Ds per le Infrastrutture del Centro-Sud Pino Soriero e il sindaco
di San Nicola Pasquale Fera e i contributi offerti alla discussione del parroco
don Domenico Muscari e del priore della Confraternita del Ss Crocifisso Domenico
Galati. Ha moderato gli interventi il vicepriore della confraternita Domenico
Macrì, il quale ha spiegato i motivi che ha spinto la confraternita ad
organizzare il convegno, nell'intento di dare risposte non retoriche ma serie
alle problematiche che attraversa ormai da decenni la Calabria, con la ferma
intenzione di proseguire in questo percorso. Il confronto è stato approfondito
in tutti i suoi aspetti. Suggestiva e di grande forza spirituale e sociale la
riflessione condotta da monsignor Giancarlo Maria Bregantini, sulla base della
sua decennale esperienza con i problemi della Calabria. Attraverso il suo
indefesso impegno egli infatti ha aperto una speranza concreta di riscatto per
tanti giovani. Mentre autorevole e di "rottura" è stato l'intervento di don
D'Ercole, esperto di comunicazione, volto familiare a quanti seguono "A sua
immagine" (trasmissione di Rai uno) e autore del programma "Sulla via di
Damasco" (Rai due). Da una posizione più laica invece il professor Teti, e il
presidente di Confindustria Calabria e Pippo Callipo: il primo impegnato nel
campo della ricerca e della riflessione culturale, il secondo esempio positivo
di imprenditore e di uomo in prima linea nella lotta e nella denuncia contro i
drammi di questa terra: mancanza di lavoro, criminalità e malgoverno.
L'assunto fondamentale emerso è che bisogna partire dalla principale vocazione
espressa nella storia dalla Calabria, vale a dire la religiosità, che ha
impregnato uomini e luoghi. Si tratta di una risorsa che deve guidare lo
sviluppo, contro un materialismo che ha prodotto invece squilibri sociali e
ambientali. In questo senso è stato forte il richiamo da parte sia da monsignor
Bregantini che da don D'Ercole ad un rapporto nuovo con le risorse del
territorio, che devono essere orientate ad uno sviluppo armonico nel rispetto
dell'uomo e della natura; in tal senso sono significative le esperienze delle
cooperative sorte nella Locride, frutto dell'incontro dei giovani del Sud con il
Nord e di un turismo diverso in armonia con la tradizione e l'incontro di
culture diverse - lontano da un turismo caotico e superficiale - come quello che
sta avviato a Riaci, paese-albergo, suggerito grazie proprio alla presenza dei
Curdi.
Don D'Ercole invece ha lanciato un duro monito alla politica incapace di
risolvere i problemi: «Le parole dei politici non hanno mai cambiato nulla» . E'
la «Chiesa che coopera allo sviluppo» e quindi occorre che si diventi «Chiesa».
A tal proposito il capo delle Segreteria di Stato del Vaticano ha richiamato
l'attenzione su un nuovo movimento sorto in Germania in occasione della
"Giornata della gioventù" che si chiama emblematicamente "La chiesa siamo noi".
In un mondo attraversato da una crisi profonda i valori spirituali sono l'unica
via d'uscita e non rimane che la capacità di «impegnarsi fino in fondo e dar
vita ad una nuova cultura, improntata sulla solidarietà, la cooperazione e la
valorizzazione del diritto e l'assunzione del dovere». Tutto questo cominciando
dalle piccole cose assumendo una corresponsabilità: «l'eroismo della santità
passa attraverso lo stile di vita». Don D'Ercole ha esortato tutti a compiere il
proprio dovere fino in fondo e nello stesso tempo ha messo in guardia dal
perseguire un modello di sviluppo, come quello attuale, basato sulla vuota
materialità che ha creato divisioni profonde e crea tuttora infelicità: «Occorre
un cuore che sappia contemplare le piccole cose come ha detto Benedetto XI nel
suo messaggio ai giovani: "Star nella riscoperta del primato della adorazione"».
L'analisi culturale è stata affidata al professor Teti. L'antropologo ha
richiamato la necessità di rovesciare la vecchia impostazione, attraverso cinque
verbi: "camminare" (metafora della vita) come incontro e ascolto; "ri-guardare",
per comprendere la storia passata e presente; "curare" o "aver cura"
dell'ambiente e dell'uomo; "restare", in quanto «il viaggio più spaesante è
quello di chi resta per cambiare, non per chiudersi»; infine "amare" come amore
per le creature di Dio, che superi tutte le divisioni, e cooperare per trovare
nuove ragioni di unità. In tal senso ha messo in rilievo la capacità che ha
avuta la Confraternita del Crocefisso di rinnovarsi e percorrere nuove vie.
Il presidente degli industriali calabresi Callipo ha spiegato che «la Calabria
ce l'ha nel cuore, ma non basta amare, bisogna voler bene». Non è stato così
infatti «per i politici che si limitano soltanto a fare la passerella». Bisogna
reagire, smettere di «essere sudditi», ricattati materialmente e moralmente. Il
fatto che molti imprenditori, ha ripreso Callipo, emigrano al Nord, come è stato
rilevato da parte della Camera di Commercio di Milano, è significativo della
mancanza di serenità che si vive: dramma principale della Calabria: «Stiamo
sognando da 40 anni, ma i giovani hanno bisogno di segni come l'opera di mons.
Brigantini», ha ribadito Callipo.
Un importante contributo alla discussione l'ha offerto don Piero Furci
attraverso l'esperienza del progetto "Policoro" che lo vede impegnato da 10
anni, «nato perché si realizzi uno sviluppo armonico nella comunità, per
imparare a superare i valichi e alimentare la speranza». Ha riferito che alla
Regione è stata presentata una proposta di legge dalla "Pastorale sul lavoro" e
ha fatto un appello ai responsabili del governo regionale affinché venga
riconsiderata.
A trarre le conclusioni proprio il vescovo di Locri-Gerace, il quale ha lodato
quanto la confraternita del Crocefisso sta facendo. Partendo dai cinque verbi
indicati dal professor Teti con i quali si trova in «straordinaria sintonia»
richiamando la fortissima vocazione della Calabria alla spiritualità, che è una
grandissima risorsa su cui puntare per il futuro. Lo sviluppo non è
rappresentato dalla ricchezza materiale e il Sud non deve imitare il Nord, ma
intrecciarsi. Ha citato gli esempi delle cooperative mandate avanti dai giovani
di Platì e quello di un nuovo turismo che è stato avviato a Riaci: «Lo sviluppo
deve essere modellato sui valori e non sulla materialità». Inoltre ha
riaffermato alcuni concetti cardini del suo apostolato. In primo luogo che «il
male si può trasformare in bene», come dimostra il successo delle cooperative
nella Locride e che il grande nemico mortale è rappresentato dal «destino»,
dalla idea cioè che non si possa cambiare; questo il grande male che affligge la
Calabria, ha sottolineato il prelato. Per dar forza alle proprie parole ha
richiamato lo slogan che appare in una delle tante comunità fondate da don
Gelmini: «Tu solo puoi farcela ma non puoi farcela da solo». Monsignor
Bregantini ha indicato un metodo per ridare speranza e fiducia. Prima di tutto
bisogna conoscere il valore della "marginalità" del Sud, in quanto se non è
accompagnata può diventare "emarginazione"; se si sa custodire la marginalità è
un elemento positivo; in secondo luogo trasformare la marginalità in "tipicità";
gli esempi sono molteplici, come per l'olio che viene prelevato dalle aziende
del Nord. E' necessario per ciò un lavoro culturale, in quanto i processi
nascono dalla cultura ed è fondamentale che ci sia uno sviluppo armonico,
altrimenti i ricchi diventeranno sempre più ricchi. Un ruolo determinante è dato
in questo senso dalla spiritualità che deve spingere l'uomo a condividere con
l'altro; quindi è necessario intrecciare la tipicità, innestarla attraverso una
matura "reciprocità": «Sogniamo mondo dove Nord e Sud si intrecciano», ha
sottolineato. A tal proposito messo in rilievo la relazione di reciprocità che
esiste nel concetto di unità di Dio, affermando che anche Dio «è tipico e
reciproco insieme». La trinità non è data da una somma, ma dalla
moltiplicazione: "uno per uno per uno", il cui risultato è sempre uno. Ma per
far ciò è importante "ridestare lo stupore", come aveva scritto Giovanni Paolo
II nell'enciclica "Ecclesia de Eucharistia", cioè avere la capacità di
contemplare il mondo.