Dal quotidiano
Un ricordo di don Mario Pagano, che molti di voi hanno conosciuto, perché per tanti anni è stato parroco di Vallelonga
Don Mario Pagano crocifisso con Cristo
di don Licinio Galati
POCO più di anno fa, il 29 gennaio 2006, è morto il sacerdote Don Mario Pagano.
A distanza di mesi sull'Osservatore Romano è stato pubblicato un toccante
articolo di Francesco Licinio Galati il quale traccia "il ricordo di uno zelante
sacerdote calabrese dedito al servizio degli ultimi". Una testimonianza
importante che riproponiamo a quanti hanno conosciuto questa umile e pur grande
figura di religioso.
Una testimonianza che deve indurre a riflettere come anche in questo periodo
tumultuoso del nostro territorio ci sono state e ci sono figure che devono
essere di esempio e che sono la espressione più autentica della gente che vive
in questa nostra, per molti versi, martoriata provincia.
(d.m.)
HO combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho mantenuto la fede":
questa la professione sulla quale san Paolo fonda la sua certezza della "corona
di giustizia" che gli verrà consegnata dal "giusto Giudice". Sulla stessa linea
i sentimenti di don Mario Pagano che, alla fine dei giorni terreni, si presenta
al cospetto del suo Signore, da lui amato e servito per tutti gli ottantasei
anni di vita e i sessantadue di sacerdozio. Nato ad Arena, in Calabria,
consacrato presbitero a Mileto dal Vescovo Mons. Paolo Albera e nominato parroco
dapprima a Potenzoni, poi a Piscopio, corona la sua missione pastorale a
Vallelonga in provincia di Vibo Valentia, dove ha modo di esprimere la sua
devozione alla Madre di Dio, soprattutto in qualità di rettore del
Santuario-Basilica di Maria Santissima di Monserrato. Allorchè un pastore
d'anime varca la soglia dell'eternità si è soliti indugiare sulle realizzazioni
compiute nel corso della sua missione terrena. Ma nel caso di don Mario Pagano
sarebbe riduttivo dar conto soltanto delle molteplici iniziative del suo zelo
sacerdotale in campo pastorale, educativo e sociale, al fine di creare fonti di
lavoro e di sostegno a favore della povera gente. Più importante, invece, è
penetrare nell'interiorità della sua anima e scoprirvi le misteriose ricchezze
della grazia. Consapevole di essere, in quanto sacerdote, "alter Christus" e di
doversi quindi identificare ogni giorno con la sua opera redentrice, sceglie la
penitenza quale strumento di salvezza per i fedeli a lui affidati. Radicalmente
pessimista per quanto riguarda le proprie possibilità e timoroso quindi di non
essere in grado di attirare le anime sui sentieri della verità e della vita
cristiana, al fine di rendere più efficace la propria azione pastorale,
s'incammina decisamente nella via della santità con la purificazione del cuore,
l'affrancamento da ogni attaccamento terreno e la totale adesione a Cristo
nell'umiltà e nell'amore per il prossimo.
La purificazione del cuore
Ricco di una profonda cultura teologica, cristologica e mariologica, fondamento
del suo itinerario ascetico, sostanzia l'annuncio della Parola con efficaci
puntualizzazioni, aliene da compiacimenti retorici, sufficiente essendo la
coerenza della vita a fermentare la sua testimonianza evangelica. Sicché il
Cristo crocifisso da lui predicato non è semplice espressione di emotività, ma
personale testimonianza di costante partecipazione alla passione e alla morte
redentrici in quanto vive nel proprio corpo le piaghe dei flagelli e della
coronazione di spine. Ì lunghi digiuni, provocati spesso da effettiva mancanza
di cibo, a motivo della forzata solitudine che lo priva di qualsiasi assistenza,
e ì rigori del freddo nella canonica non riscaldata accentuano le sofferenze
delle molteplici malattie mai adeguatamente curate. Per non parlare
dell'angoscia per ì lontani da Cristo e dalla Chiesa, della cui aridità
religiosa si ritiene responsabile in prima persona. Donde il moltiplicarsi delle
penitenze e dei digiuni e il prolungarsi delle sue preghiere persino nel cuore
della notte, allorché è più facile il colloquio con Dio. Persuaso che la
condizione degli uomini è frutto della grazia e non già della parola, moltiplica
le implorazioni all'Onnipotente perché salvi il suo popolo, e si fa mediatore di
salvezza, pagando con personale sacrificio i debiti contratti dall'ostinazione e
dalle fragilità umane. Tutto si opera nel segreto della coscienza di don Mario,
anche se non è difficile per i suoi parrocchiani rendersi conto dell'austerità
di questo sacerdote di Cristo che vive ai limiti della povertà e dell'indigenza.
Venuto a conoscenza che alcuni fedeli di Vallelonga, nell'intento di alleviare
la solitudine delle sue lunghe serate invernali, pensano di regalargli un
televisore, li dissuade energicamente, nell'assoluta convinzione che per un
sacerdote debbano essere la preghiera e lo studio la sostanza del suo tempo
libero. Col pensiero sempre rivolto ai milioni di uomini che in tutte le parti
del mondo soffrono la fame, ritiene oltretutto che non si risparmi mai
abbastanza per venire in loro aiuto e che di conseguenza qualsiasi spesa non
strettamente necessaria debba essere eliminata. L'alto spirito di sacrificio, di
mortificazione e di rinuncia è, infatti, l'elemento centrale della sua
spiritualità, ma di non minor rilevanza è il suo amore per i diseredati e i
sofferenti, verso i quali si prodiga con tutto se stesso, raccogliendo con ogni
mezzo denaro da inviare soprattutto in terra di missione. Sacerdote di preghiera
e di contemplazione, sempre fedele alla sua vocazione, testimonia Cristo in ogni
dove, e proprio per questa sua testimonianza viene scelto come consigliere
spirituale non solo nell'ambito della parrocchia in cui lavora,ma in tutta la
diocesi di Mileto, tanto che non sono poche le persone che si recano a
Vallelonga per riconciliarsi con Dio. Santità dolorosamente acquisita quella di
don Mario e, per questo, capace di produrre effetti straordinari nel segreto dei
cuori: egli infatti riesce a far sentire la presenza di Dio a tutti, non
soltanto con le parole, ma anche con lo sguardo in cui si riflette la luce della
sua straordinaria spiritualità.
Servitore di Maria, Madre celeste
Il discorso, tuttavia, risulterebbe incompleto se non si accennasse anche al suo
tenero amore per la Madre celeste, di cui si proclama umile servitore e che
cerca di glorificare anche attraverso l'abbellimento del Santuario-Basilica
della Madonna di Monserrato. Proprio questo amore che traspare dalla sua persona
si riflette su quanti gli sono vicini diviene mezzo di apostolato, capace
d'infondere nei suoi parrocchiani il senso di Dio e della preghiera. Ì suoi
occhi adesso, si sono spenti alla luce terrena ma, aperti a quella celeste , ci
consentono di cogliere con maggiore pienezza le grazie divine che ne hanno
accompagnato il cammino, e la dimensione della sua autentica santità personale
che è stata la più efficace mediazione per il progresso spirituale dei suoi
parrocchiani.