Dal Quotidiano del 30 giugno 2007
Luigi Renzo, appena eletto alla guida della diocesi di Mileto, “confessa” le sue passioni
Il neo vescovo,
gli amici e la poesia
«Ricordo ancora i tornei di calcio estivi. E amo ciò che è scritto col cuore»
di ANDREA GUALTIERI
NEL VIBONESE lo aspettano con curiosità, nell’alto Jonio cosentino gonfiano il petto per l’orgoglio. Dopo l’elezione episcopale avvenuta proprio nel giorno del suo compleanno, Luigi Renzo aspetta la cerimonia di ordinazione che avverrà l’8 agosto a Rossano per mano del suo vescovo Marcianò. Ma intanto il nuovo calabrese scelto dal Vaticano per guidare una diocesi è di fatto diventato un emblema dell’immagine che la Chiesa vuole proporre alla regione. Al Quotidiano, il monsignore ha accettato di svelare anche il suo volto meno “istituzionale”. Monsignore, per i suoi sessant’anni le è stato regalato lo zuccotto da vescovo. Ma quando era ragazzino cosa sognava di fare da grande? «Di certo non pensavo di fare il vescovo, ma sono entrato in seminario giovanissimo. Ho fatto la scuola media a Campana, il mio paese, poi sono partito per il seminario di Catanzaro e il mio cammino a quel punto era già iniziato. Sono grato a mio padre e all’arciprete del paese, Gaetano Pancali, che mi hanno instradato al meglio». Flashback della sua infanzia. Cosa altro le piace ricordare? «Gli amici, i compagni di scuola. Anche quando ero in seminario, d’estate rientravo e ci dedicavamo ai tornei di calcio». Il calcio primo grande passatempo. E poi? «Il giornalismo. Con gli anni il gruppo dei miei amici si era disperso: Torino, Como, io ero a Catanzaro. Un anno durante le ferie ci inventammo un giornalino locale ciclostilato, “Campana Sprint”. Divenne un modo per tenerci uniti anche durante l’anno». Un gruppo di amici molto affiatato. L’hanno chiamata per congratularsi dopo la sua nomina? «Eccome. Stamattina ho sentito persino alcuni compagni di classe delle elementari». Lei come ha saputo della decisione del Vaticano? «Il nunzio mi ha chiamato a Roma. Tutto è avvenuto il 21 giugno, il giorno del mio onomastico». Quali sono state le prime parole che le sono venute in mente? «Ho consacrato la mia vita al Signore: eccomi qua». E infatti eccola qua: che vescovo sarà Luigi Renzo?
«Voglio fare il padre, l’amico. Il mio ruolo richiede di essere un animatore e allora voglio stare tra la gente per costruire un mondo più unamo, civile e cristiano. Ma in questo mi colloco in una tradizione». Si riferisce a chi l’ha preceduta nella diocesi di Mileto? «Monsignor Cortese ha seminato bene. Troverò una situazione nella quale sarà facile ripartire». Lei è stato per anni vicario nella diocesi di Rossano. Cosa non sopporta della burocrazia ecclesiastica? «Se gli incarichi sono portati avanti con entusiasmo e spirito di volontariato non c’è nulla di insopportabile. L’importante è che la burocrazia
non sia vista come qualcosa che appesantisce ma come una forma di servizio
per organizzarsi». Però lei è anche un poeta. In una sua opera ha scritto: “Ho voluto uscire dal grembo blindato delle parole per spaziare impavido nello stupore delle cose”. E’ per questo che l’hanno fatta vescovo? «Ah non lo so. Certo che quello che ho scritto è frutto del cuore. Del resto la poesia è proprio questo: cuore, umanità, semplicità. Proprio l’opposto delle parole pronunciate senza pensare». A proposito di parole, quali ha scelto per il suo motto episcopale? «Ho deciso di partire dalla speranza che dobbiamo edificare in Calabria. Ma la speranza si costruisce con l’amore, quindi il mio motto sarà: “In caritate, spes”». E il suo stemma cosa raffigurerà? «Sarà impostato su quattro immagini. Si parte da una campana che rappresenta il mio paese d’origine dove è nata la mia esperienza umana. Poi c’è un vangelo aperto color porpora, per raffigurare il Codice purpureo che mi è stato affidato da quando sono direttore del museo diocesano di Rossano, a simboleggiare la mia umanità realizzata nell’impegno culturale e cristiano. Il tutto alla luce della protezione mariana, che è raffigurata da una stella, e illuminato dallo Spirito Santo, rappresentato con una colomba». Le mancherà Rossano? «Non so che dire, per ora ce l’ho ancora tutta dentro. Credo che mi renderò conto solo fra qualche giorno. E comunque Mileto non è in un altro mondo». E di Mileto cosa la incuriosisce? «Mi stimola la gioia di poter dare qualcosa di me. Anche perché so che questa comunità mi aspetta con entusiasmo. Troverò tanti amici con i quali ho lavorato insieme per il mio incarico regionale sui beni culturali. Da solo non potrei fare granché. Certi risultati si ottengono solo lavorando insieme. E con l’aiuto di Dio.