Da Calabria Ora del 15 marzo 2008

 

La tradizione congela

il tempo e lo spazio

di Nicola Pirone e Cosentino Nazzareno Antonio

 

La domenica delle Palme apre di fatto la Settimana Santa in preparazione della Pasqua. A San Nicola, uno dei paesi dell’entroterra calabrese, ancora oggi si svolgono i vari riti come secoli addietro. Il merito di questa tradizione è della confraternita del Santissimo Crocifisso, nata nel 1669 da due monaci missionari: padre Pasquale Martirano e il dottor Ignazio La Rocca, inviati dal vescovo della diocesi monsignor Ottavio Parravicino. La celebrazioni religiose hanno inizio con la preparazione alla Pasqua attraverso la quaresima. Dal mercoledì delle ceneri, nella chiesa parrocchiale, ogni venerdì viene svolta la tradizionale via Crucis. I confratelli del “Crocifisso” in abito bianco con mantellina rossa, unitamente al parroco che reca in mano una croce in legno, sulla quale è posto un panno in lino bianco, si fermano a contemplare ogni tappa che Gesù Crocifisso è stato costretto ad affrontare sulla strada del calvario, con i canti come il “Recordemini”, presente già negli statuti datati anno 1669. Questo canto, in sostanza racchiude gli ultimi momenti della vita di Gesù, dal tradimento di Giuda, alla deposizione nel sepolcro, passando per morte mediante crocifissione. Altri canti che accompagnano i riti sono il “Miserere”, l’ “Anima Cristi”, il “Sanctus Deus”, il “De profundiis”, la “Coronella” dei venerdì di marzo. Come conclusione della giornata religiosa, in chiesa veniva svolta l’adorazione delle piaghe di Cristo Crocifisso, la cosiddetta “Adoramus te Christe”. Il rito della congrega durante il periodo pasquale e quaresimale è diverso da quello officiato durante gli alti periodi dell’anno. I fedeli, accompagnavano i venerdì quaresimali con il digiuno o la privazione della carne. Fino agli anni quaranta del secolo scorso, ma sicuramente anche oltre, il rito della congrega durava parecchie ore. I canti e le preghiere erano interamente in latino, e i fedeli venivano confortati da un padre spirituale a disposizione della confraternita dall’inizio della quaresima. Domenica delle Palme, dalla zona alta del paese, denominata Calvario in quanto vi era una piccola cappella in onore del Crocifisso, con in mano i ramoscelli d’ulivo e qualche foglia di palma che al tempo era poco usata, si procedeva fino alla chiesa parrocchiale. A questo punto, il parroco trovava la porta serrata da parte del sacrestano. Tra le due parti s’intrecciava un fitto dialogo in latino. E ad un certo punto, il Cristo rappresentato dal sacerdote, picchiando per tre volte sui battenti con l’asta della Croce, intimava al demonio infernale «Aperi o Zzannapìu, ca si non aperi tu aperu eo!». Potenza della divina parola! Le porte si spalancavano per la celebrazione della Santa Messa all’interno della quale veniva recitato il “Passio” o vangelo della passione. Tra la domenica delle Palme, il lunedì e il martedì santo si procedeva con varie adorazioni in chiesa, le cosiddette “Coranturi” (quarantore di esposizione eucaristica). Il giovedì iniziavano i riti di passione. In mattinata si procedeva alla rappresentazione dell’ultima cena, al termine della quale si svolgeva la predica di passione. Poi seguiva la presentazione dell’Ecce Homo a Maria Addolorata, con i confratelli a presenziare le funzioni. Le campane rimanevano mute, esisteva soltanto un suono, quello della “tocca e carici”, strumento in legno. Venerdì, la mattinata si apriva con “Missa storta” o “Missa avantarrede”. Dopo l’adorazione della croce, con i confratelli che per penitenza si percuotevano con le discipline, si procedeva alla processione per le vie del paese del Cristo morto seguito dall’Addolorata. Durante questa processione, i confratelli portavano una corona di spine, lo stendardo a lutto e il cordoncino dell’abito spostato sul lato sinistro. Il sabato, la chiesa rimaneva spoglia, prima della veglia di Resurrezione di domenica. Oggi, le cose sono rimaste all’incirca allo stesso modo. La domenica delle Palme è rimasta così com’era. Il giovedì si svolge la rappresentazione dell’ultima cena con gli apostoli che dalla chiesa del Crocifisso in via Caduti sul Lavoro, raggiungono la chiesa parrocchiale per la messa. Al termine della funzione si svolge una veglia. Il venerdì, nel primo pomeriggio, la predica di passione, l’adorazione della croce, la messa dei Presantificati o “missa alla storta” la presentazione dell’Ecce Homo all’Addolorata. Sabato mattina, al termine del rito della congrega, con il bacio della statua del Cristo morto, per le vie del paese con le stesse modalità di un tempo si svolge la processione del Cristo morto. Sera di sabato, la messa di Resurrezione. Durante i secoli sono stati introdotte alcune nuove funzioni, tra queste la via Crucis del venerdì santo per le vie del paese nel 1979 per volere del priore Nicola Pirone. Nei primi anni ottanta la via Crucis venne svolta per la prima ed unica volta durante la processione del sabato santo su consiglio dato dal padre spirituale Pompeo Franciosa. Negli anni, hanno presenziato i riti varie personalità del mondo ecclesiastico, come il cardinale Paupini, che nel 1982 si recò a San Nicola su invito del priore Vito Ivone Marchese. I riti quaresimali, ancora oggi, sono accompagnati dai canti in onore di Cristo Crocifisso, come “Mi pento”, “Sangue del primo martire”, “Lauda della passione”, “Salve Regina Addolorata”, “Non mi lasciate sola”, “Crocifisso mio Signore”, “La passione del signore”, “Gesù mio con dure funi”. Quest’anno per volere del nuovo vescovo, sarà l’ultima volta che la processione del sabato santo si svolgerà nell’immediata vigilia di Pasqua. Dal prossimo anno si tornerà come un tempo.