Dal Quotidiano del 7 settembre 2008

 

Vallelonga. «Valorizzare i patrimoni culturali locali e ridare identità alle comunità»

Confronto tra riti e tradizioni

Conclusa la prima giornata del convegno internazionale

di FRANCESCO LO DUCA

VALLELONGA - I numerosi studiosi europei che hanno partecipato al convegno internazionale su “I riti della settimana Santa, morte e resurrezione” sono stati accolti, all'Agriturismo in località Melìa di Vallelonga, nello spirito antico della migliore ospitalità calabrese. «Sìti vènuti di tantu luntanu», ha esclamato l'assessore VitoTeti, riprendendo un antico canto calabrese che i pellegrini rivolgevano nei santuari in occasione di feste religiose. A rendere omaggio ai ricercatori e professori della rete europea Fer-Eurethno, di cooperazione scientifica e tecnica in Entnologia e Storiografia sono intervenuti, nella giornata di ieri, Domenico Cersosimo, vice presidente della giunta regionale calabrese, Francesco De Nisi, presidente dell'Amministrazione provinciale di Vibo Valentia, monsignor Luigi Renzo, vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, Giovanni Lattorre, rettore dell'Università della Calabria e tanti altri illustri rappresentanti istituzionali. I lavori del prestigioso convegno sono stai aperti con i saluti del vice sindaco di Valellonga, Egidio Servello e del presidente della Comunità montana delle Serre Calabre e sindaco di San Nicola da Crissa, Pasquale Fera.

Nel presentare il progetto “La settimana Santa nel Vibonese”, Vito Teti, in qualità di Direttore del Dipartimento di Filologia dell'Università della Calabria, ha spiegato i motivi che hanno portato a scegliere il territorio delle Serre Vibonesi come sede per tenere l'importante evento scientifico e culturale. «Sono luoghi magici - ha affermato Teti - dove è passato Bruno di Colonia. Siamo vicini a posti di culto importantissimi, come il convento dei Padri Domenicani di Soriano e la Certosa di Serra San Bruno. Da qui passavano i pellegrini per andare a Torre di Ruggiero, al Santuario della Madonna delle Grazie, a Vallelonga per la Madonna di Monserrato e forse sullo Jonio, a Riace per la festa dei Santi Cosma e Damiano ». Entrando nel vivo dei contenuti del convegno Vito Teti ha ribadito che «i riti della Settimana Santa e del giorno di Pasqua segnano l'intero territorio calabrese, e le comunità si raccontano anche attraverso aspetti spettacolari e teatrali. Ma i momenti di attrazione turistica non devono portare a forme di turismo religioso irriverente». Luigi Renzo, nella duplice veste di Pastore e di studioso di storia religiosa, ha dichiarato che «i riti della settimana Santa non devono rimanere soltanto un fenomeno sociale, ma occorre adattare, mettere insieme l'antropologia culturale con l'antropologia teologica, così il culto non è solo spettacolo». In sintesi, il vescovo Luigi Renzo ha posto l'accento sull'essenza del rito che è identità religiosa (morte e resurrezione). In seguito, il vice presidente della giunta regionale, ha spiegato che occorre valorizzare i patrimoni culturali locali e ridare identità alle comunità. «Io non ho paura delle commistioni – ha detto Domenico Cersosimo - anche perché la Chiesa ha dimostrato di saper fare grandi economie sui culti». Cersosimo ha, inoltre, affermato che «questi eventi rimuovano l'immagine della Calabria fatta solo di coste e di colate di cemento e riducono distanze cognitive della nostra regione che è terra di ospitalità. Occorre rivedere i piani di sviluppo della Calabria, ripensando alle aree interne come antidoto al male». Il professore Carbonell, dell'Università francese di Montpellier nel relazionare sul tema della “Settimana Santa in Europa”, ha approfondito i concetti sulla morte e resurrezione. «La Settimana Santa, nella liturgia cattolica romana - ha detto Carbonell -, sono i sette giorni che precedono la Pasqua: la domenica delle Palme e i sei giorni che seguono. Per la chiesa è tempo di lutto. Noi europei aggiungiamo il lunedì dell'Angelo. Nella Grecia ortodossa, la morte promette un resurrezione e non si accompagna al lutto». Carbonell ha parlato di resurrezione come fenomeno sovrannaturale, rispetto alla rinascita vista come fenomeno naturale. Esiste una dualità della festa: la resurrezione di Cristo e la rinascita della natura, che coincide con il ritorno della stagione primaverile. Le presidentesse della Fer-Eurethno, J. Bonnet e K.Verebélyi, nei loro interventi hanno diffusamente trattato i temi relativi alla feste, riti e miti nelle tradizioni europee. In particolare, Jocelyne Bonnet ha distinto quattro aspetti: il bacino linguistico semantico della festa; i riti della festa, morte e resurrezione, le ritualizzazioni alimentari legati all'ultima cena (cultura gastronomica pasquale), e le uova di Pasqua come simbolo di rinascita.