Pasquale Fera è il nuovo presidente della Comunità Montana delle Serre e Antonio Ficchì è il nuovo vice-presidente del consiglio dello stesso ente. La redazione di questo sito formula ai due sannicolesi gli auguri più sinceri per un lavoro proficuo che porti in alto questo martoriato entroterra serrese e con esso il nostro Paese.

 

 

Dal Quotidiano del 16 gennaio 2008

 

Comunità montana delle Serre

Fuori dai giochi la corrente del Pd che fa capo al consigliere regionale Bruno Censore

Pasquale Fera eletto presidente

Determinante l’accordo fra il gruppo “Bruni” e alcuni esponenti del centrodestra

di Sergio Pelaia

SERRA SAN BRUNO – Pasquale Fera è il nuovo Presidente della Comunità Montana delle Serre. Si è arrivati alla fumata bianca dopo un colpo di scena dell’ultimo minuto: gli esponenti dell’area Bruni si sono infatti accordati con alcuni consiglieri di centrodestra lasciando fuori dai giochi l’altra parte del Pd che fa riferimento a Censore. Fera quindi, oltre ai voti dei consiglieri ex Pdm, ha raccolto i consensi del gruppo guidato dal socialista zavatteriano Cosmo Tassone, del gruppo di An, di un consigliere dell’Udc, di Sd e dell’Udeur, con gli ex Ds che hanno abbandonato l’aula. Forti polemiche hanno preceduto l’elezione del capo del futuro esecutivo, con una spaccatura netta e significativa all’interno del partito di Veltroni –che pure aveva una maggioranza schiacciante in consiglio- apparsa evidente già nell’incapacità di arrivare ad un accordo preventivo. I consiglieri dell’area Censore hanno motivato il loro comportamento sottolineando che essendo maggioranza nella rappresentanza del partito all’ente montano, si sarebbero aspettati di vedere garantita un’adeguata presenza in giunta. Cosa che a parer loro non è avvenuta per la “prevaricazione e l’arroganza di una parte del Pd che qui è in minoranza”. Questa spaccatura ovviamente non mancherà di provocare conseguenze anche in tutti gli enti locali dove si ripropone la dialettica interna al Pd. Comunque Fera dovrà adesso andare a comporre tassello per tassello un esecutivo trasversale cui parteciperanno –dall’interno o con l’appoggio esterno- forze politiche da sempre contrapposte. Per completare il mosaico c’è da registrare l’elezione di Antonio Minniti (Sinistra Democratica) a Presidente del Consiglio e Antonio Ficchi come suo vice. Contrarietà alle tre votazioni è stata espressa, oltre che dal sottogruppo degli ex Ds, dal sindaco di Fabrizia Giuseppe Aloi (Udc) e da Ubaldo Galati (Fi). Quella che prima si considerava la minoranza di centrodestra si è quindi divisa, con i tre di An guidati da MirKo Tassone e con Domenico Pisano (Udc) che hanno votato a favore di Minniti, Ficchi e Fera. Sia il neopresidente che i suoi sostenitori, da An al Pd, hanno definito la votazione di ieri come “un atto di responsabilità che va oltre l’appartenenza partitica per evitare il commissariamento”. I rappresentanti in consiglio dell’area Censore, viceversa, hanno sottolineato come con la votazione di ieri si sia “calpestata la regola democratica della rappresentatività della maggioranza e della minoranza interna al partito”, e, comunque hanno annunciato che forse già oggi o domani indiranno una conferenza stampa per chiarire la loro posizione. Comunque il dato politico, forte, sta tutto nel riproporsi e nell’acuirsi in maniera netta della spaccatura tra le due anime che compongono il Pd vibonese, qui alla prima prova concreta. Considerando quante e quali sono le realtà dove il Pd è al governo, se questo è il primo banco di prova, si comincia veramente male.