Dal Quotidiano del 14 luglio 2008
VIBO E IL MUSEO DELLE IDENTITA’
di VITO TETI
SULLE pagine regionali de “Il Quotidiano”, Stefano Mandarano riporta, con generosità e puntualità, la proposta di istituire nella città di Vibo Valentia un “Museo della Memoria e delle Identità”. Si tratta di una proposta da me avanzata nel corso di un Convegno sui “centri storici”, svoltasi nei giorni scorsi per iniziativa dell'Amministrazione Provinciale di Vibo Valentia. Chiedo ulteriore ospitalità per dare, in breve, qualche informazione. Da anni sostengo la necessità che la nostra regione (e la Regione) istituisca un centro culturale permanente capace di organizzare, inventare, costruire, orientare la memoria di una terra che spesso appare smemorata e adopera termini come memoria, identità, tradizioni in maniera retorica o declinati al passato. Ho immaginato e proposto (sia all'attuale Giunta regionale sia agli attuali responsabili dei Por) una “mappa identitaria” permanente, grazie alla “implementazione” (al sostegno e alla valorizzazione) dei musei esistenti e alla creazione di muovi musei diffusi sul territorio, aperti, capaci di promuovere ricerca, di interrogare i luoghi, di fornire forme di rappresentazione positive, di elaborare progetti. Non intendo proporre una sorta di “museificazione” e “mummificazione” della regione, ma al contrario dei centri stabili
(e non effimeri) di accoglienza, promozione culturale, organizzazione della memoria e delle identità da declinare al plurale e al futuro, capaci di creare anche “sviluppo”, economie, occasioni di lavoro e di occupazione soprattutto per i giovani. Ho consegnato proposte di diversi “musei” (delle catastrofi, del cibo e delle acque, del vino, delle confraternite, dell'emigrazione, della montagna, del mare e delle tonnare, dell'arte e dell'artigianato ecc.) da istituire nei luoghi che meglio “raccontano” le vicende storiche e culturali in oggetto e capaci di proiettare la proprie vocazioni e vicende nel presente e nel futuro. Questa rete museale, queste mappe identitarie diffuse ed aperte, questi centri di raccolta, elaborazione, esposizione di dati, oggetti, “memorie”, a mio modo di vedere, dovrebbero “partire” (irradiarsi, convergere) da un “Museo della memoria e dell' identità della Calabria” dovrebbero costituire una sorta di “Museo delle Genti di Calabria”, del passato e del presente: dalla protostoria ai nostri giorni; dai primi abitatori agli uomini di oggi. L'idea di identità, che sottende il progetto, è quella di un'identità aperta, mobile, plurale, che si definisce nel corso della storia. E' l'idea che deriva dalla storia stessa della Calabria, che nel suo territorio ha conosciuto il succedersi di civiltà, culture, popoli, tradizioni, lingue, “memorie”. Il Museo potrebbe essere organizzato per epoche, aree geografiche, temi. Immagino un Centro avanzato di ricerca e di documentazione, che dovrebbe organizzare grandi Eventi e Mostre Culturali sulla Calabria e il Mezzogiorno. A questo Museo potrebbe essere legata una “Casa Regionale della Cultura”, una sorta di Beaubourg Calabrese e una Casa dell'Accoglienza per forestieri, emigrati, turisti, studenti, studiosi. Tale istituzione culturale (da avviare con le risorse disponibili e poi con i fondi Por) dovrebbe essere supportata (sostenuta) grazie a master e corsi di formazione per giovani laureati (almeno 800) da “spedire” nei luoghi e nei centri piccoli e grandi della regione al fine di raccogliere oggetti, memorie orali e visive, storie di vita, suoni, musiche, rumori con i quali costruire una grande “banca della memoria”. La città di Vibo ha tutte le caratteristiche storiche, culturali, ambientali, urbanistiche, geografiche per avanzare, con forza e convinzione, la proposta di istituire questo Museo. La tradizione letteraria, demologica, archeologica, antropologica, artistica di Vibo e provincia mettono al riparo dall'accusa di una qualche rivendicazione di tipo localistica. Vibo, che è dotata già di un eccellente Museo archeologico, ha palazzi storici (penso al palazzo Gagliardi) adeguati, splendidi, capaci di accogliere questo centro. Anche di recente un progetto che va in questa direzione è stato avanzato da studiosi (coordinati da Luigi Lombardi Satriani) che hanno partecipato a numerosi incontri indetti dalla Prefettura in occasione di importanti “celebrazioni” di personaggi ed eventi nazionali. Penso, inoltre, a un parco letterario-demologicoarcheologico-religioso capace di legare i diversi musei, istituti e tutti i centri storici della provincia, creando “reti” nuove tra aree interne e marine, tra territori ancora troppo separati. L'identità (in senso lato e in accezione nobile) è la grande risorsa della regione e del territorio vibonese.
Le stesse “rovine”, gli stessi abbandoni potrebbero diventare luoghi della memoria e di produzione (oltre al Museo delle catastrofi, immagino un Museo dell'abbandono e dei paesi abbandonati). Il “Museo della memoria e delle identità” potrebbe creare reali opportunità (economiche, culturali, organizzative) di iniziativa alle tante associazioni culturali, ai circoli, agli studiosi locali che non possono essere mortificati con promesse inutili o con piccoli interventi a pioggia, che generano soltanto sudditanza. Vibo può e deve candidarsi a questa “iniziativa” perché ha anche una centralità territoriale. La scommessa è ambiziosa, ma il “progetto” è possibile. E' necessario, però, che tutte le amministrazioni pubbliche, a cominciare da quella della città e da quella provinciale, si sentano investite di tale compito. E' necessario concentrarsi, in maniera uniforme, su tutte le opportunità che arrivano dalla Regione (vedi il bando dell'Assessorato all'urbanistica sui centri storici e soprattutto i Por), uscire da logiche di frammentazione, da richieste particolaristiche e settoriali. L'amministrazione comunale della città e l'amministrazione provinciale (senza rivendicazione di primogenitura, di titolarità ecc.) assumano, pertanto, l'iniziativa e la responsabilità politica di questo progetto a cui invitare, con pari dignità, le altre amministrazioni comunali, che debbono rendersi conto che restituire “centralità” a Vibo “conviene” a tutti. Un territorio senza un centro attivo, propulsivo, “anima”, “cuore” e “cervello” delle attività economiche e culturali (come è stata Vibo in passato) rischia di morire di frammentazione, di separatezze, di sfiducia e di apatia. Bisogna ripartire dai luoghi e dai “centri” per alimentare la speranza.
Vito Teti
antropologo-Unical
Assessore alle Politiche
culturali e delle identità
Amministrazione Provinciale
di Vibo Valentia