A Vito Teti il "Cassano 2008"

 

 

COMUNICATO STAMPA

 

   Il quattordici giugno, con inizio alle ore diciotto e trenta, alla presenza delle autorità religiose e civili della regione, nel Teatro Comunale di Cassano All’Ionio, si terrà la cerimonia di consegna del Premio Cassano 2008, XIII edizione.

   Giunto, appunto, alla tredicesima edizione, il prestigioso Premio è stato assegnato in passato al poeta in dialetto Giacinto Luzzi, al cantastorie Otello Profazio, all’arcivescovo Giuseppe Agostino, alla Redazione Giornalistica della RAI Calabria, agli editori Rosario Rubbettino, Mimmo Sancineto, Walter Pellegrini, Editoriale Progetto 2000 di Demetrio Guzzardi, Falzea, Editrice Abramo, Ursini Editore, Walter Brenner; al documentarista Agostino Conforti, agli etnomusicologi Enzo La Vena, Roberta Tucci, Antonello Ricci, Gruppo Folklorico Pro Loco del Pollino, Gruppo dei Totarella, Danilo Gatto, Ars Enotria Ensemble; agli antropologi Francesco Faeta, Matilde Callari Galli, Gualtiero Harrison, Maria Domenica Combi, Domenico Scafoglio, Mario Bolognari, Vincenzo Spera, Amalia Signorelli, Luigi M. Lombardi Satriani, Elsa Guggino, Lello Mazzacane, Ilario Principe, Marco Marcotulli; ai linguisti Pasquale Caratù, John Trumper, Ugo Vignuzzi, Annaluisa Rubano, Giuseppe Falcone, Giovanni Ruffino, Salvatore C. Trovato, Maria Antonietta Dettori, Edgar Radtke, Max Pfister, Immacolata Tempesta, Maria Teresa Greco; agli storici André Guillou, Umberto Laffi, Giovanni Brancaccio, Cesare Colafemmina; al museologo Francesco Mainieri, a Giusy Drosi per l’Opera Prima..

   Nato per promuovere l’interesse di antropologi, linguisti e storici per la realtà antropica della Calabria, per favorire il confronto tra diverse scuole e per destare nei giovani studiosi locali l’amore per la ricerca demoantropologica dialettologia e storica, il Premio Cassano è stato fondato da Leonardo R. Alario, presidente dell’Istituto di Ricerca e di Studi di Demologia e di Dialettologia, cultore di Antropologia culturale e di Storia delle Tradizioni Popolari, membro del Comitato Scientifico del Centro Interdipartimentale di Documentazione Demoantropologica dell’Università della Calabria.

   Quest’anno la Giuria, presieduta da Ottavio Cavalcanti, direttore del CIDD dell’Università della Calabria, e composta da Pasquale Caratù e Annaluisa Rubano dell’Università di Bari, da Filippo Burgarella, Giampiero Givigliano e Giuseppe Trebisacce dell’Università della Calabria, da Giuseppe Caridi dell’Università di Messina; e da Leonardo R. Alario, presidente dell’I.R.S.D.D. e ideatore del Premio, riunitasi nella sala di lettura della Biblioteca dell’IRSDD, ha assegnato, all’unanimità, il riconoscimento agli studiosi Nicola De Blasi dell’Univ. degli Studi Federico II di Napoli per la Linguistica; Vito Teti e Cesare Pitto dell’Univ. degli Studi della Calabria per l’Antropologia; a Felice Costabile dell’Univ. di Reggio Calabria per la Storia, al periodico Katundi Yne per il giornalismo d’interesse storico, linguistico e antropologico; all’editrice SQUILIBRI per l’editoria d’interessa antropologico ed etnomusicologo.

   Dopo il successo delle precedenti edizioni, il Premio continua ad arricchirsi, dunque, della presenza di eminenti studiosi di chiara fama, dando testimonianza dell’importanza che sta assumendo, con gli anni, nel panorama della promozione della ricerca scientifica e della funzione che sta svolgendo nel proporre la Calabria all’attenzione di intellettuali tra i maggiori del nostro tempo.

 

I PREMIATI

Nicola De Blasi

 

Professore ordinario di Storia della lingua italiana presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II.

Ha collaborato alla Letteratura italiana. Storia e geografia (Einaudi, 1986-1987), alla Storia della lingua italiana (Einaudi, 1993), al Manuale di Letteratura italiana (Bollati Boringhieri, 1993-1996), all’ Italiano nelle regioni (Utet 1992 e 1994), al Lexicon der Romanistischen Linguistik (Niemeyer 1995), al Lexicon Grammaticorum (Narr 1996). Suoi studi o recensioni sono apparsi su “Medioevo romanzo”, “Studi di lessicografia italiana”, “Studi e problemi di critica testuale”, Lingua nostra”, “Italica”, “Romanische Forschungen”, “Romance Philology”, “Quaderni di italianistica”, “Quaderni di retorica”, “Filologia e critica” oltre che in atti di congressi nazionali e internazionali. È stato Visiting Professor presso l’Università di Toronto.

Ha pubblicato o curato i seguenti volumi: Lessico e semantica, Atti del XII Congresso Internazionale di studi della Società di Linguistica Italiana (Sorrento 19-21 maggio 1978), a cura di F. Albano Leoni e N. De Blasi Roma, Bulzoni, 1981, due volumi, pp.539; Tra scritto e parlato. Venti lettere mercantili meridionali e toscane del primo Quattrocento, Napoli, Liguori, 1982, pp.120; Libro de la destructione de Troya. Volgarizzamento napoletano trecentesco da Guido delle Colonne. Edizione critica, commento, descrizione linguistica e glossario, Roma, Bonacci editore, 1986, pp.456; “Carta, calamaio e penna”. Lingua e cultura nella Vita del brigante di Gè, Potenza, Il salice, 1991; Le parlate lucane e la dialettologia italiana, Atti del Convegno di Potenza e Picerno (2-3 dicembre 1988), a cura di N. De Blasi, P. Di Giovine e F. FanciulloGalatina, Congedo, 1991; Storia della lingua a Napoli e in Campania. I’ te vurria parlà, a cura di P. Bianchi, N. De Blasi e R. Librandi, Napoli, Tullio Pironti editore, 1993; L’italiano in Basilicata. Una storia della lingua dal Medioevo a oggi, Potenza, Il salice, 1994; 8) Iacopo Sannazaro, Lo gliommero napoletano “Licinio se ’l mio inzegno”, a cura di Nicola De Blasi, Napoli, Edizioni Libreria Dante & Descartes, 1998.

 

 Felice Costabile

 

Ordinario di Diritto romano, dirige il Laboratorio di Epigrafia e Papirologia giuridica e la Scuola di Alta Formazione in Architettura e Archeologia della Città classica nell’Università Mediterranea di Reggio Calabria.

Ha insegnato negli Atenei di Catanzaro e di Messina ed è stato funzionario della Soprintendenza Archeologica della Calabria. È socio dell’Istituto Archeologico Germanico di Roma, membro della Società Archeologica di Atene e del Consiglio Direttivo dell’Istituto Italiano per la Civiltà Egizia, deputato di Storia Patria per la Calabria. Ha condotto indagini archeologiche e storiche in Italia, Grecia, Spagna ed Egitto con progetti del Ministero dell’Università e del Consiglio Nazionale delle Ricerche.

Gli è stato assegnato il Premio Cassano 2008 per la multiformità e la poliedricità dei suoi studi, che spaziano dall’Italia alla Grecia, dalla Spagna all’Egitto, ma che hanno sempre come centro, nel cuore e nell’intelletto, la Calabria antica, affrontati con rigoroso metodo storico, grande dottrina e profonda riflessione umana, non disgiunti da un ineguagliabile senso della misura e da una innata sensibilità verso il classico, come Mondo e come Spirito, alla ricerca costante della varietà e della complessità dell’esperienza storica, per cui tutti gli studiosi di storia antica e di archeologia di questa regione dovranno essergli sempre riconoscenti.

 

 

Vito Teti

 

Vito Teti nasce a S. Nicola da Crissa (VV) il 7 settembre 1950. Ha studiato presso l'Ecole des Hautes Etudes (Paris) con Maurice Aymard. Ha insegnato Storia delle Tradizioni popolari presso l'Università di Messina e Etnografia ed Etnologia all'Accademia di Belle Arti di Catanzaro. Ha partecipato a numerosi Convegni nazionali ed internazionali, presentando relazioni pubblicate in diverse lingue. <br>

Dal 1984 svolge attività didattica e di ricerca presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Unical. Ha insegnato Storia delle Tradizioni Popolari, Etnologia, Antropologia Culturale, Etnologia delle Culture Mediterranee. E' stato Presidente del Corso di Laurea in Lettere. Attualmente è professore ordinario di Etnologia presso la stessa Università, dove ha fondato e dirige il Centro di iniziative e ricerche "Antropologie e Letterature del Mediterraneo", presso il Dipartimento di Filologia. E' Direttore dello stesso Dipartimento. <br>

E' membro della Deputazione di Storia Patria della Calabria. E' Responsabile nazionale dell'ICAF (International Commission on the Anthropology of Food). Fa parte di numerosi organismi scientifici nazionali e internazionali. Si è occupato e si occupa tuttora di storia e antropologia dell'alimentazione, di antropologia del viaggio e dell'emigrazione, di antropologia religiosa, di antropologia dell'abbandono e dello spopolamento, del tema delle rovine, della melanconia e della nostalgia con particolare riferimento al Mezzogiorno d'Italia e al Mediterraneo. Attualmente si interessa, come attesta una vasta produzione saggistica, di antropologia della letteratura e di antropologia dei paesi, dei luoghi e del paesaggio.

Ha realizzato numerosi documentari etnografici per conto della Rai (è stato inoltre programmista regista, presso la Sede Regionale Rai della Calabria, dal 1978 al 1982. E' autore di numerosi reportage fotografici su tematiche oggetto delle sue rilevazioni etnografiche. Tra le sue più recenti pubblicazioni: Il colore del cibo, Meltemi, Roma, 1999 (II ediz. 2007). (a cura di), Mangiare meridiano. Culture alimentari del Mediterraneo, Abramo, Catanzaro, 2002. Il senso dei luoghi. Paesi abbandonati di Calabria, Donzelli, Roma, 2004 (569 pagine, 556 foto); seconda edizione col titolo, Il senso dei luoghi. Memoria e vita dei paesi abbandonati, presentazione di Predrag Matvejevic, Donzelli, Roma, 2004. - Storia del peperoncino. Un protagonista delle culture mediterranee, Donzelli, Roma, 2007.

Cesare PITTO

Cesare Pitto si è laureato in Sociologia presso l’Istituto di Scienze Sociali di Trento nel febbraio 1971 ed attualmente è professore straordinario di antropologia culturale presso il Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università della Calabria.

Il tempo fra allora ed oggi è costituito di innumerevoli attività accademiche e di ricerca, con frequenti incursioni in un secondo ambiente, quello del teatro e dello spettacolo.

Subito dopo la laurea ha iniziato la sua carriera universitaria presso l’Università di Sassari come assistente di sociologia e, dal 1974, è stato incaricato dell’insegnamento di antropologia culturale nella stessa università. Nel 1975 fu chiamato su istanza del fondatore dell’Università della Calabria, Beniamino Andreatta e su indicazione del suo maestro, Gualtiero Harrison, a coprire l’incarico di sociologia della famiglia e, in seguito, quello di antropologia culturale, che da allora ha contraddistinto tutti gli aspetti principali della sua attività di docente.

In questo senso vanno considerati tutti gli altri insegnamenti impartiti presso l’Ateneo calabrese, quali antropologia visiva e cinematografia documentaria, antropologia dei media, antropologia dell’educazione ed etnomusicologia, affidatigli presso diversi corsi di laurea della facoltà di lettere e filosofia (in particolare si ricordano il DAMS, il corso di scienze della formazione primaria e la SSIS).

 

Anche altre università lo hanno visto impegnato come docente di discipline etno-antropologiche. Così è stato per l’Università di Catanzaro, con l’insegnamento di antropologia presso il corso di laurea in scienze motorie, per l’Università di Modena con antropologia economica, e, attualmente, per l’Università di Genova, Polo didattico d'Imperia, con l’affidamento di antropologia culturale per lo spettacolo nel corso di laurea specialistica in scienze dello spettacolo.

È attualmente direttore dell’Osservatorio dei Processi Migratori della Calabria, struttura di ricerca del Dipartimento di Scienze dell’Educazione; Presidente del Centro Radio Televisivo dell’UNICAL; componente del CTS dell'Istituto Geografico Polare "Silvio Zavatti" di Fermo; Advisory Board Member of Canadian Centre of Multicultural Development and Documentation a Windsor, Ontario.

Presso ’Università della Calabria, poi, è  stato membro del Consiglio d’Amministrazione e consigliere d’amministrazione del Centro Residenziale.

Oltre agli incarichi accademici, ha svolto incarichi amministrativi presso enti territoriali calabresi, fra i quali quello di Assessore alla Cultura per la Provincia di Crotone e, attualmente, quello di Assessore alla cultura del Comune di Melissa (KR).

Le sue ricerche, tutte svolte con lunghe indagini sul terreno, hanno riguardato le problematiche dell’antropologia urbana, gli studi sulle comunità di minoranza etnico-linguistica (in particolare arbëreshë, grecanici, franco-provenzali, liguri), le migrazioni del ‘900,  gli studi sulla multiculturalità,  i temi dell’insularità (nelle isole Eolie, a Trindad e Tobago, a Cuba, nelle Føroyar, fra gli Haida delle Queen Chalotte’s Islands e fra gli Inuit del Nunavut). Fra gli attuali interessi di ricerca si segnalano i sistemi scolastici nelle culture “altre”, in particolare la scuola nelle isole minori del Mediterraneo – in particolare Stromboli (ME) ed Ustica (PA) – e la scuola fra i Nency del Distretto Autonomo di Jamal, Siberia Occidentale.

Per quanto riguarda l’attività legata al teatro e allo spettacolo è importante ricordare la riduzione del testo della Lena dell’Ariosto, fatta per Il Piccolo Teatro di Bolzano, fino a lavori teatrali come Racconti di pietra  ed Echi dal mare, creati per la rassegna Castellaria, di cui è collaboratore da diversi anni. A questa attività si collega una più volte premiata attività documentaristica, di cui si ricordano i lavori più importanti: Strombolani di Stromboli, 1995 (Premio Associazione Italiana Cultura e Sport); Noi tabarkini… E venne il giorno di San Pietro, 1996 (Leudo d’argento, Fondazione Cristoforo Colombo); L’alba del Nunavut, 2000 (Istituto Geografico Polare); Eppure mi apparve il padrone di Palermo - la città di Pitré, 2001 (Premio Internazionale Giuseppe Pitré-Salvatore Salomone Marino). 

Innumerevoli le pubblicazioni di volumi, saggi,  articoli tra cui si citano: Antropologia urbana (1980); Mutamento sociale e territorio (1981); Al di là dell'emigrazione (1988); La Calabria dei "paesi" (1990); La metamorfosi di un'isola. Continuità e conflitto a Stromboli, in “La ricerca folklorica” (1990); L'identità, il multiculturalismo, i diritti umani (2001); Congratulazioni Nunavut! (2003); La lingua degli Inuit, in Serianni G. (a cura di), Gli italianismi nel mondo, 2006; Per una mappa delle molteplicità nel paese delle ombre lunghe, in Faldini L. (a cura di), Verso le Americhe (2007).

Associazioni scientifiche: AISEA, EASA, AISC, AICS, ISPROM, CCMDD, CIE, “In Europa”. 

 

SQUILIBRI

 

Nata nel 2003, con la vocazione a raccontare la pluralità di culture e tradizioni del territorio nazionale con un’attenzione privilegiata all’ambito musicale, la casa editrice si è conquistata un posto di rilievo nell’ambito etnomuisicologico e antropologico.

Ad oggi la sua produzione, contrassegnata dall’abbinamento pressoché costante di un allegato CD/CD-rom o DVD ai diversi volumi, si distribuisce in cinque collane: AEM, relativi ai materiali conservati presso gli Archivi di Etnomusicologia dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia con la quale ha sottoscritto un accordo di programma, ATM- Archivio Tradizioni Musicali, dedicati ad ambiti culturali particolari o a suoi rappresentanti emblematici, Sinestesie, grandi opere con consistenti sezioni fotografiche dedicati a macroambiti regionali, A viva voce, monografie di rappresentati emblematici delle tradizioni musicali, Interferenze, opere di confine tra musica, poesia, letteratura e audiovisivi, Gli altrove¸ collana di antropologia, e Culture e territorio, dove la ricostruzione di una particolare tradizione si configura come una modalità di racconto del territorio di riferimento. A riprova di una privilegiata attenzione riservata al mondo musicale si pone anche la collana più strettamente discografica. In uscita altre due nuove collane (AESS-Archivio di Etnomusicologia e Storia Sociale della Regione Lombardia e I quaderni dell’APIS- Agenzia Per l’Immagine Siciliana dell’Università di Messina) che sono anche attestazioni del credito conseguito sul campo dalle attività editoriali della Squilibri.

Anche in ragione di motivi per così dire biografici, relativi alle origini dei fondatori della casa editrice, un posto privilegiato è stato finora accordato alla Calabria con ben 13 volumi dedicati alle musiche di tradizione e in generale alla storia culturale della regione.

 

 

 

 

Dichiarazione di Leonardo R. Alario

Presidente e fondatore del Premio

 

 

   La tredicesima edizione rispetta la tradizione di un Premio strutturalmente semplice, asciutto, garbato, privo di orpelli, i quali lo farebbero sontuoso, ma lo allontanerebbero dal suo stesso progetto, il cui fine è non la meraviglia con quel tono mondano assicurato da tanta bella gente, ma la proposta, piuttosto, a studiosi italiani e stranieri di volgere lo sguardo alla Calabria e di studiarne la realtà storico-antropica e, naturalmente, linguistica, non potendo prescindere la lingua dai fatti dell’uomo, dalle sue vicende, voglio dire, e dalla sua visione del mondo maturata proprio grazie a quelle determinate vicende in quel determinato luogo.

   Sulla Calabria si è detto e scritto molto, forse anche troppo, ma il fatto è che, cernendo cernendo, restano poche le cose veramente serie dette, frutto di ricerche puntuali e rigorose. Bisogna aspettare l’istituzione dell’Università della Calabria per vedere affermarsi un nascente e, poi, sempre più vigoroso fervore di studi, di ricerca sul campo, di attenzione euristica, di fondazione di nuove ed efficaci metodologie, il cui fine è quello di rileggere la Calabria e di darcene un’immagine tendenzialmente chiara. La Facoltà di Lettere e Filosofia, con  i suoi dipartimenti, ha lavorato molto e bene in tal senso, ottenendo risultati eccezionali e innescando processi fecondi utili a destare interesse e a promuovere consapevolezza nuova negli studiosi locali, nelle agenzie educative, nelle associazioni culturali e di promozione del territorio. A parte la produzione scientifica, di primissima qualità, dei cattedratici dell’Unical, la gran messe di tesi di laurea ci dice quanto utile sia stato l’intervento dell’Università sul territorio con il coinvolgimento diretto delle popolazioni secondo un metodo di lavoro partecipato e mai asetticamente e freddamente attuato. In una così intensa, rigorosa e vigorosa attività, determinante è stato il contributo permanente del Centro Interdipartimentale di Documentazione demoantropologica , con cui il nostro Istituto di Ricerca più strettamente collabora.

   In una così favorevole temperie culturale s’inserisce, appunto, con modestia, ma anche con dignità e rigore, l’Istituto di Ricerca, la cui ultraventennale attività è servita a contribuire alla ricerca sul campo e alla promozione della conoscenza delle scienze demoantropologiche, linguistiche e storiche, non solo, ma anche a richiamare l’attenzione di tanti studiosi italiani e stranieri sulla Calabria e su Cassano, finalmente, in particolare, mettendo in contatto fra loro anche diverse scuole delle nostre discipline. Grazie a questo Premio, ai Convegni, alle lezioni magistrali di eminenti studiosi, alla ricerca scientifica Cassano è, insomma, diventata un crocevia di promozione culturale, un luogo d’incontro di studiosi di diverse università, di diversa formazione e con diversi interessi. Si pensi alla stretta collaborazione dell’Istituto di Ricerca con l’Università di Bari e con i linguisti Pasquale Caratù e Annaluisa Rubàno, con le Università di Catania e di Messina con i linguisti Salvatore Trovato e Giuseppe Falcone e con lo storico Giuseppe Caridi, con quella di Salerno con l’antropologo Domenico Scafoglio e, poi, con “La Sapienza” di Roma con  l’antropologo Luigi M. Lombardi Satriani e con gli etnomusicologi Antonello Ricci e Roberta Tucci, e con l’Università della Calabria, ancora, con gli storici Filippo Burgarella, Gianpiero Givigliano, Pietro Dalena e con l’antropologo, direttore del Comitato Scientifico, Ottavio Cavalcanti.

   È un patrimonio considerevole, per quantità e qualità, quello acquisito nel corso degli anni dall’Istituto di Ricerca, da consolidare e da arricchire nel tempo. È necessario, però, che qualcuno se ne accorga e non volga sempre lo sguardo alla manifestazioni mondane spesso vuote, talora inutili o, addirittura disutili, ma di grande visibilità.

   Se da parte di tutti c’è la consapevolezza dell’importanza del Premio e dei suoi benefici culturali per l’intero territorio, se veramente si vuol operare in favore della nostra regione e di Cassano, in particolare, di cui si parla, finalmente, bene, anche grazie alle attività dell’Istituto di Ricerca, allora il Premio, intitolato, non a caso, a Cassano, avrà ancora un lungo e fecondo cammino da percorre. Se, al contrario, tutto ciò verrà a mancare, allora il Premio non ha motivo più di continuare a celebrarsi in Calabria e a Cassano. Ma io sono fidente nell’intelligenza costruttiva dell’uomo e prevedo per il Premio un lungo cammino utile alla promozione delle nostre comunità e, quindi, delle giovani generazioni, a cui esse affidano il loro, mi auguro, non incerto futuro.

   In particolare quest’anno è confermata l’alta qualità degli studiosi premiati: Per la linguistica Nicola De Blasi, dell’Università “Federico II” di Napoli, che ha svolto approfonditi studi sulla lingua italiana, i cui risultati sono stati pubblicati anche in molti Paesi stranieri; Per la storia Felice Costabile dell’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria, i cui studi spaziano dall’Italia alla Grecia, dalla Spagna all’Egitto, ma hanno sempre come centro, nel cuore e nell’intelletto, la Calabria antica, affrontati con rigoroso metodo storico; per l’antropologia Vito Teti, dell’Università degli Studi della Calabria, che si è occupato e si occupa tuttora di storia e antropologia dell'alimentazione, di antropologia del viaggio e dell'emigrazione, di antropologia religiosa, di antropologia dell'abbandono e dello spopolamento, del tema delle rovine, della melanconia e della nostalgia con particolare riferimento al Mezzogiorno d'Italia e al Mediterraneo; Cesare Pitto, anch’egli dell’Università degli Studi della Calabria, il cui impegno scientifico a vasto raggio, dal Nord Europa alla Sicilia, ha, come punto obbligato di riferimento, la Calabria, sua patria d’adozione; Katundy Ynë, Rivista Italo-albanese di cultura e di attualità, la cui attività è valsa a salvaguardare e a valorizzare il prezioso patrimonio culturale degli Italo-albanesi; Editrice Squilibri per l’editoria d’interesse storico, antropologico e linguistico, essendosi distinta per la promozione della ricerca demo-etnoantropologica e musicologica con particolare sguardo alla Calabria, sulla cui realtà socio-culturale ha curato la pubblicazione di validi contributi di studiosi contemporanei.