Dal Quotidiano del 20 maggio 2008

 

 

I motivi della mia scelta

di Vito Teti

IERI mattina, in un incontro da lui promosso, il Presidente Francesco De Nisi mi ha invitato a mettere da parte le riserve rispetto all'accettazione dell'incarico in giunta da lui propostomi. In un discorso franco egli stesso ha espresso il suo rammarico per come si è giunti alla soluzione “definitiva”. Con grande determinazione mi ha invitato a mettere la mia competenza al servizio della collettività per la realizzazione di un progetto che vuole essere, a questo punto, ambizioso, innovativo, senza alcuna scadenza, frutto di un aperto e continuo dialogo con la “politica”, soprattutto con i consiglieri provinciali, il PD, le diverse forze politiche presenti in consiglio e nel territorio. Per natura e per metodo mi pongo sempre in modo “dubbioso”, ma sono giunto alla conclusione che questa è una delle situazioni in cui bisogna scontare la difficoltà di dire sì, di assumere con responsabilità, senza enfasi, le chiamate della vita, del caso, della politica.

La Giunta di cui sono chiamato a fare parte nasce, è inutile nasconderlo, dopo grandi tensioni, che hanno creato smarrimento nell'opinione pubblica, e tuttavia penso di non poter tirarmi indietro. Credo di dover sostenere, con tutta la mia capacità, lo sforzo del Presidente che sembra cercare una via di innovazione e di rilancio autentico del territorio e che, comunque, si sta muovendo con determinazione e in maniera propositiva. Ritengo di non potere “dire no” ai consiglieri, ai rappresentanti delle forze politiche (del PD in particolare, dove, peraltro, sono stato candidato alla camera, risultando il primo dei non eletti) che mi spingono a questa scelta (e che ringrazio), alle tante persone che mi inviano sms mail e mi telefonano per accettare, per provare a fare qualcosa di nuovo.

Ritengo di dovere dare la mia disponibilità anche per contrastare quel clima di antipolitica, di frammentazione, di lacerazione che conosce questo territorio. La mia è una scelta faticosa, di responsabilità, politica nel senso alto del termine. Ritengo di avere tutta la legittimità (politica, etica, culturale) di affermare che chi fa politica debba guardarsi allo specchio e anche dentro, interrogarsi sulle ragioni del degrado economico, sociale, culturale di questo territorio, scoprire un senso nobile del fare politica, intesa come bene comune, e creare spazio (oltre che occupazione e migliore qualità della vita) per giovani o per tutta la “comunità” del Vibonese. Questo territorio non può permettersi di perdere l'occasione dei Por, di perdere fondi che potranno modificarne il volto, a condizione che ci si presenti con le carte in regola, con progetti chiari e completi, con un'idea generale e alta di questo territorio. Bisogna allora provarci, tentare, anche perché la responsabilità non è soltanto della politica o di chi pensa di fare politica, ma di noi tutti, intellettuali, cittadini, studiosi, gente comune che dobbiamo assumerci le responsabilità e sentirci soggetti e non “sudditi”, protagonisti e non persone subalterne e accondiscendenti, rassegnate ed apatiche. Penso di doverci provare perché certe volte i grandi cambiamenti, le svolte, i rinnovamenti avvengono per caso, in maniera imprevista. Per questo chiedo a tutti, anche ai delusi della politica, anche a chi è rimasto sgomento da certe pratiche degli ultimi anni, di dare una chance a questa iniziativa, di alimentare la fiducia e la speranza. Se le cose dovessero andare diversamente da come prospettatemi e da come spero, sarei il primo a trarne le conseguenze, rendendo conto ai cittadini, ai consiglieri, al Presidente. Spero di dare un contributo per una buona amministrazione, per realizzare progetti e per affermare un'idea alta della cultura del territorio, puntando sulla valorizzazione delle professioni, dei giovani, dei paesi, ma penso anche di adoperarmi perché il PD trovi forme apprezzabili di convivenza e di agibilità politica. Parlerò in altre occasioni del mio programma, adesso vorrei declinare alcuni principi: etica, legalità, “meritocrazia”, solidarietà. Chiederò a tutti, a cominciare dal Presidente e ai rappresentati della Giunta, pratiche di trasparenza, lavoro collegiale, idea condivisa delle scelte, che si consumeranno pubblicamente, nelle stanze della provincia, in consiglio, nelle sede dei partiti, e non in posti che non siano istituzionali (ho un grande senso delle istituzioni). Farò in modo che si adotti lo stesso sguardo e la stessa pratica per tutti, coinvolgendo le opposizioni, informandole e anche impegnandole quando si dovesse, come spero, arrivare a programmi condivisi. L'unico criterio che deve essere salvaguardato è quello dei valori, del merito, delle competenze, senza venire meno a principi di solidarietà e sostegno, che debbono essere frutto di scelte politiche comuni e non di pratiche clientelari, esclusive. E ancora: nuovo stile e dignità alla politica, cura e riguardo del territorio, politiche sociali e giovanili, attenzione ai ceti deboli, ai paesi, alle marine, valorizzazione delle risorse. La cultura come riscatto, ma anche come bene produttivo, come elemento identitario. Ho molte idee, che vorrò discutere e confrontare con tutti, su istituzioni culturali, musei, teatro, itinerari culturali, turistici, gastronomici. Considero la scuola come luogo privilegiato di intervento. E in questa direzione lavorerò con tutti i comuni della provincia, con le istituzioni scolastiche, le forze sociali e con l'Assessorato alla Pubblica istruzione della Regione Calabria. La scuola potrebbe diventare, tra l'altro, il luogo dove trasmettere concezioni della legalità e, soprattutto, delle regole in un territorio che forse, a causa della mancanza di regole, vive un periodo di grande disagio. Sono occasioni che non vanno sprecate. Credo che bisogna adoperarsi perché non vadano sprecate le tante risorse disponibili per interventi mirati sui beni culturali, sui centri storici, per la tutela e la valorizzazione del paesaggio, dei beni archeologi e culturali in genere. Le ricchezze di questo territorio sono la sua storia, il suo paesaggio, i suoi beni culturali, i suoi monumenti, le sue chiese, i suoi riti, le sue feste, i suoi miti, la sua tradizione demologica e antropologica, erudita e classica. Bisogna occuparsi con cura e incisività, con convinzione, di biblioteche, musei, archivi e inventare altri centri permanenti di attività culturali, case della letteratura, centri della memoria, parchi letterari e itinerari turistico-culturali permanenti, magari ridimensionando quell'effimero che non crea consapevolezza e ricchezza economica, sociale, culturale. Bisogna trasformare anche le “rovine” in ricchezza, in bellezza, in risorsa identitaria, con una concezione plurale e problematiche dell'identità. Se non puntiamo tutto sulla scuola e sulla cultura (intesa in maniera “produttiva”, aperta, plurale), la battaglia in questo territorio sarà persa. Mi attendo i suggerimenti di tanti, giovani, studiosi, amministratori, consiglieri, rappresentanti delle forze politiche, sindacali, sociali, religiose, culturali. Invito tutti a fare progetti, ad avanzare proposte, a creare aggregazioni.

Proviamo tutti ad alzare la schiena, a non delegare, ad esigere risposte collettive e non favori personali, a non dare la colpa sempre agli altri, a fare e non ad aspettare, a donare e non a chiedere. Non è necessario essere assessori, deputati, amministratori per cercare di sollevare le sorti del territorio. C'è bisogno che ognuno si senti protagonista, si pensi libero, si chiami fuori da questa cappa di pessimismo e di sfiducia che avvolge la nostra provincia. Proviamo a creare centri di cultura, cooperative, uffici di programmazione. Non mi sento di fare parte della categoria degli “uomini soli al comando”, ma una delle tante risorse che vogliono offrire la loro competenza, collegandosi tra loro. Sono lontano dall'idea di andare ad occupare un posto di “potere” o di privilegio, ma ritengo di assumere un incarico di responsabilità, da onorare con dignità, tenendo sempre presente i bisogni della gente. Vorrei ribadire che considero questa “missione” a termine. Mi sento di “passaggio” e tuttavia mi muoverò con serietà, responsabilità, trasparenza, senso etico e alto della politica. Quando, una volta realizzati i programmi e i progetti presentati dal Presidente e dalla Giunta, la politica avrà trovato le ragioni dell'unità e non delle frammentazioni, uscirò in punta di piedi da questa giunta tecnica, senza che però rinunci a fare politica. Da assessore o da studioso, da cittadino o da scrittore, da qualsiasi postazione mi troverò ad occupare, continuerò a “dire la mia”, in maniera franca e propositiva, a farmi portavoce degli interessi della gente e del territorio, a indicare vie di soluzione dei problemi, a favorire il rinnovamento, a creare spazio lavorativo e politico ai giovani, ragazzi e ragazze, che sono la bellezza di questa provincia. Ringrazio il Presidente De Nisi e auguro a lui, a tutti i componenti della giunta, a tutto il Vibonese, buon lavoro e anche“buona fortuna”.