Dal Quotidiano del 12 maggio 2009

 

Il doppio della popolazione che attualmente vi risiede ha lasciato il piccolo borgo

In 50 anni 3000 abitanti in meno

Analisi sullo spopolamento nelle Serre.

Questa volta tocca a San Nicola da Crissa

di MIRKO TASSONE

SAN NICOLA DA CRISSA - Adagiato sul crinale di un monte, le finestre delle case simili a mille occhi proiettati lontano, in direzione del mare. Apparentemente presenta l'immagine di un paese dallo sguardo rivolto al futuro, al contrario, come tutti i paesi dell'entroterra vibonese, sembra destinato solamente a specchiarsi nel proprio passato e nelle acque lontane dei ricordi. San Nicola da Crissa, poco meno di millecinquecento anime, da quasi mezzo secolo si dibatte con l'infido spettro dello spopolamento. Un ombra oscura che aleggia su tutta la Calabria, ma nelle aree montane assume proporzioni non più sostenibili. Il borgo delle pre Serre non fa eccezione. A confermarlo, impietose, le rilevazioni Istat. Dal 2001, anno dell'ultimo censimento generale, la popolazione è diminuita di 120 unità, facendo registrare un'impressionante meno 7,5%. Un trend inesorabile che da mezzo secolo va avanti senza soluzione di continuità. Per trovare un saldo positivo bisogna, infatti, risalire all'ormai lontanissimo 1951. Ad una manciata di anni dalla conclusione del secondo conflitto mondiale, evidentemente, anche a San Nicola la gente trovava la forza della speranza in un futuro se non migliore almeno diverso. Il desiderio di riscatto, l'ansia di riconquistare una normalità lungamente insidiata dalla guerra ed un generalizzato stato di ottimismo in vista della portentosa ripresa economica sono tutti fattori che contribuiscono a far salire la popolazione residente alla cifra record di 4.233 abitanti. Una crescita a due cifre testimoniata da un eloquente + 25 % rispetto al precedente censimento, quello del 1936. Un dato peraltro non isolato che fa il paio con quello che vent'anni prima aveva fatto attestare la piccola comunità a quota 3.702, cifra che in percentuale significa + 21,7. Una crescita costante, interrotta, nella prima parte del secolo passato, in due sole circostanze, nel 1921 e nel 1936. Il meno 1,6 % fatto registrare all'indomani della Grande guerra ed il meno 8,4 % evidenziato, nell'anno della proclamazione dell'impero, nonostante i rispettivamente 3.042 e 3.391 abitanti, rappresentano, fino al 1961, gli unici due saldi negativi. Negli altri anni la popolazione aumenta, talvolta, a ritmi vertiginosi. I 2.184 sannicolesi rilevati dal primo censimento generale della popolazione italiana, nel 1861, vent'anni dopo, a dispetto dell'emigrazione oltreoceanica, sono diventati 2.812. Alla vigilia della conquista italiana della Libia, nel 1911, la popolazione sfora per la prima volta i tremila abitanti, con un + 9,9 % che significa 3.090 residenti. Cinquant'anni dopo la situazione risulta completamente mutata, addirittura capovolta. Il boom economico dell'Italia settentrionale, lo sviluppo calabrese rimasto sempre tra le favole da campagna elettorale, l'inevitabile corollario di partenze verso tutte le destinazioni, causano, nel 1961, una flessione di ben 19 punti e mezzo rispetto a dieci anni prima. I 3.049 abitanti sono destinati a scendere progressivamente fino a toccare quota 2.591, nel 1971 e 1.940, nel 1981, l'anno del calo record fotografato da uno spaventoso -25,1%. Oggi, a seguito di un ulteriore diminuzione del 15,3 % evidenziata dall'ultimo censimento, la popolazione si è ridotta al minimo storico di 1.479 unità. In altri termini in poco più di mezzo secolo il paese ha visto sparire ben 2.754 abitanti ovvero il doppio di quelli che vi risiedono attualmente.