Cessaré il viaggio nella Calabria degli anni 70’ a San Nicola
di Nicola Pirone
SAN NICOLA DA CRISSA – “Cessaré”, il film documentario di Rina Amato, ha fatto la propria apparizione nel piccolo centro delle Preserre in occasione della trentottesima edizione della Festa degli Emigrati. Presenti alla proiezione, oltre ai membri del circolo Arci “La Scintilla” comitato organizzatore, semplici cittadini tra i quali alcuni che hanno vissuto gli anni 70’ in Calabria. Il film documentario, è tratto da un libro-inchiesta scritto dai giornalisti Bruno Gemelli e Pietro Melia, nel quale raccontano la locride degli anni 70’ in particolare Gioiosa Jonica dove dei semplici cittadini hanno deciso di ribellarsi alla ndrangheta. Il film, nasce per iniziativa di Rina Amato, che dopo l’omicidio Fortugno ha deciso di recuperare le memorie che stavano passando nel dimenticatoio e cosa era veramente successo quarant’anni fa in Calabria. Così, munita di telecamera si è recata nei luoghi filmati nel lungometraggio. Prima della visione del film c’è stata la presentazione, aperta dal docente Unical Vito Teti:<<Ringrazio Rina a nome del comitato organizzatore – ha esordito- che ha voluto condividere questo importante lavoro con la comunità sannicolese. La Calabria è un patrimonio di talenti e Rina è fra questi. Era molto importante raccoglie le memorie perdute e da qui è venuto fuori un documentario ricchissimo. Interviste a persone che hanno vissuto da protagonisti quella fase storica. L’occhio di Rina affonda nelle piaghe di questa terra. Il lungometraggio – ha concluso- è una risorsa dalla quale ripartire, un lavoro importante che assume notorietà a livello nazionale>>. Dopo il professor Vito Teti è stata la stessa regista a spiegare le motivazioni che l’hanno spinta a realizzare il documentario:<<Dopo l’omicidio Fortugno e la nascita del gruppo de “I ragazzi di Locri” –ha commentato- i media portarono in risalto come per la prima volta in Calabria un gruppo di persone si ribellarono al potere mafioso. Non era così, perché negli anni 70’ ci aveva pensato già qualcuno. Questo documentario, non parla solo di ndrangheta, ma di una stagione di lotte democratiche e civili. Nel realizzare il lavoro mi sono recata in questi luoghi, per raccogliere più testimonianze possibili. È stato bene, altrimenti sarebbero andate perdute per sempre, perché alcuni di quei testimoni ora non ci sono più. “Cessaré”, parla anche del ruolo della donna come protagonista della ricostruzione. Girare in quei luoghi, raccogliere testimonianze mi ha arricchito. Ho trovato collaborazione – ha concluso- in ragazzi motivati, che come me volevano raccogliere la storia della nostra Calabria>>.