Chapeau Vitantonio!
Riceviamo e pubblichiamo un articolo di Giuseppe Condello sulla magnifica serata di Mimmo Cavallaro e sulle chitarre di Vitantonio Malfarà. La redazione del sito esprime la più profonda gioia nel costatare che le chitarre battenti di Vitantonio, compaesano ed amico, hanno avuto un così importante successo. Mimmo Cavallaro, che sicuramente, da grande cultore della musica popolare, è un esperto di questo strumento, ha suonato tutta la serata con la chitarra battente costruita da Vitantonio. Ciò vuol dire che si è trovato benissimo; è difficile che un musicista abbandoni il proprio strumento per un intero concerto. Chapeau Vitantonio, ti auguriamo di continuare a costruire i tuoi magnifici strumenti e di avere tutta la fortuna che meriti.
Mimmo Cavallaro mostra la chitarra battente di Vitantonio
Era una delle calde serate agostane di questo anno, nella settimana dei festeggiamenti in onore del SS. Crocifisso, ma già si avvertivano i prodromi di qualcosa di diverso.
L’aria era ammantata di qualcosa di magico, di insolito, qualcosa di peculiare.
Stava per volgere al termine l’annuale meravigliosa messa del venerdì in onore del SS. Crocifisso, quando compariva presso il bar “La Vecchia Crissa” di Annamaria e Domenico una figura insolita: scoprimmo più tardi che era Cosimo Papandrea: “Mi hanno detto che qui fanno un ottimo caffè”, si presentò.
Capii dalla fisarmonica che aveva a braccio che era uno degli artisti che da lì a poco si sarebbero esibiti.
Mi presentai per dovere di ospitalità, anche perché i componenti della cattedra del SS. Crocifisso erano impegnati nel presenziare alla Santa Messa.
Nel frattempo arrivò Vito Antonio Malfarà. Aveva portato i suo strumenti, una chitarra battente ed un mandolino, che accarezzava con amore.
Nel sorseggiare il caffè, li vide Cosimo Papandrea. Volle provare la chitarra. Le note riecheggiarono nitide e brillanti. Suonò con garbo e competenza. Ci riunimmo, lo ascoltammo, ci deliziò.
Dopo un paio di pezzi Vito gli chiese di provare il mandolino. Si rifiutò, disse di non saperlo utilizzare. Si fece avanti un nostro compaesano, Pino Marchese, dalla Francia, un vero artista silenzioso. Fecero insieme un altro paio di pezzi, poi arrivò Mimmo Cavallaro, noto a pochi, ma che, come scoprì in quella serata, coinvolge tanti.
Gustammo qualche polpetta tipica del posto e qualche “soppressata seria” offerta gentilmente da Vito Iori con gli altri del gruppo che intanto erano arrivati, insieme a Vito Teti, Enza Iori (giovane fan!), Ciccio Pasceri, zio Gore (lo “zio di Tutti”) ed ai membri della Cattedra visto che, nel frattempo, la Santa Messa si era conclusa.
Qualche buon bicchiere di vino, discussioni di lavoro, qualche autografo e poi via alla Serata.
Mimmo Cavallaro decise di cominciare proprio con la chitarra battente di Vito Antonio. Lui ne rimase sorpreso ed emozionato.
Era una strana sera, come già detto, vedevo arrivare centinaia e centinaia di amici dai Paesi vicini. Non mi capacitavo nemmeno io. Via alla Musica.
Le note attraversarono tutta la piazza, si sentì come un fragore.
Una folla in delirio. Ne rimasi estasiato, sbigottito. Mi feci ingoiare dalla calca, mi giravo intorno e vedevo sempre più gente. I balconi erano strapieni, ballavano da soli.
La piazza era una distesa indistinta di persone: avevo visto immagini simili solo in alcune vecchie foto.
Ballavano tutti. I più giovani a ritmo veloce, battendo le mani. Le persone più anziane muovendo qualche antico passo di “taranta”, forse ricordo dei balli di gioventù, con posata maestria.
Ballavano anche “gli insospettabili”, quelli che di solito passeggiano con noncuranza, che applaudono con compostezza e senza eccessi, li vedevo battere il tempo con i piedi, con le mani.
Il “placido” Simone Bellissimo, figlio di Tonino, con il suo tamburello dettava i tempi e scandiva il ritmo mentre Pino de la Iozza, sopra un balcone,accompagnava il gruppo con due coperchi per le pentole, suonati a mo’ di piattini.
Si formarono diverse “rote”, si ballò con persone mai viste prima. La musica e le parole attraversarono la piazza, ci fecero ballare, sudare, gridare, applaudire.
Il suono vibrante della chitarra di Vito Antonio, che Mimmo Cavallaro non aveva più lasciato dall’inizio del concerto, sembrò riempire tutto lo spazio disponibile: la musica ed il ritmo ci inghiottirono tutti. Un profumo inaudito.
Che serata, che emozioni.
Meraviglioso.
Ancora adesso mi pongo una domanda: sarà stata solo la voce di Mimmo Cavallaro e Cosimo Papandrea a farci vivere quella splendida serata o forse anche il suono di quella chitarra battente, creata con amore e dedizione da Vito Antonio, avrà aperto “i sigilli del nostro cuore” per farcela vivere al meglio?
P.S. Non c’entra nulla con quanto ho scritto sopra, ma vorrei permettermi di ringraziare gli Amici della Cattedra della Confraternita del SS. Crocifisso ed i Confratelli tutti che, con enormi sacrifici, ci deliziano con questi eventi.