A cena con Nanni Moretti

Vi segnalo le iniziative della Fondazione Vincenzo Padula di Acri (esiste un sito della Fondazione).

Quest'anno (dal 4 al 5 novembre) Nicola Merola, Giuseppe Galasso, Lombardi Satriani, Domenico Scafoglio hanno presentato l'edizione anastatica de "Il Bruzio" di Padula, il grande intellettuale, poeta, scrittore, "meridionalista", linguista, demologo del nostro Ottocento calabrese, che ha una notorietà nazionale.

Il Premio Padula è stato assegnato a Roberto Vecchioni, Nanni Moretti, Maria Pia Ammirati, Luciana Castellina, Ferruccio De Bortoli. Ha condotto la serata e la premiazione la brava giornalista Rai Monica Maggioni. Un Premio Speciale della Giuria (tra cui Walter Pedullà, Giovannino Russo, Raffaele Nigro, Nicola Merola, Giuseppe Cristoforo) è stato assegnato a Giuseppe Abruzzo, Marisa Fasanella, Giuseppe Gagliardi, Vito Teti.

Vi invio la motivazione con cui sono stato "premiato" e anche delle foto "personali" che raccontano momenti di queste giornate.

Vecchioni e Moretti hanno tenuto una bellissima "lezione" (un dialogo) con gli studenti di Acri. Il dibattito sul "futuro dei giovani" ha visto come protagonisti Maria Pia Ammirati, Luciana Castellina, "giovanissima", e De Bortoli, che ha fatto delle analisi lucide.

Grazie per l'attenzione. Buon lavoro a tutti...

Vito Teti

 

Vito Teti è professore ordinario di Etnologia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università della Calabria, nonché direttore e fondatore, presso lo stesso Ateneo del Centro di Antropologie e Letterature del Mediterraneo. Ha firmato numerosi reportage fotografici e ha realizzato, per conto della Rai, documentari etnografici in Calabria e in Canada.

La sua ricerca scientifica, che si concentra e si sviluppa sui percorsi della costruzione identitaria, si materializza in una pubblicistica che vanta saggi fondamentali sui motivi della melanconia e della nostalgia, sull’antropologia dei luoghi e dell’abbandono, sul rapporto antropologia - letteratura.

Nella recentissima opera, Pietre di Pane apparsa per i tipi di Quodlibet, esplora con taglio narrativo il rapporto di complementarietà, tra l’avventura del “partire” e la bellezza, l’asprezza, la fatica e l’etica della “restanza”. “Non so immaginare – scrive Vito Teti in una sua vecchia opera, Il paese e l’ombra, un saggio del 1989 – non so immaginare un’antropologia che non sia anche narrazione, testimonianza, racconto d’incontri e di rapporti”. Una dichiarazione di poetica che evidenzia, tra l’altro, la sua vocazione per un impegno civile a favore della sua terra.

Oggi, quindi, la giuria del Premio “Padula” conferisce questo riconoscimento speciale allo studioso per la sua opera complessiva, ma anche al promotore e all’autore del “Manifesto per una nuova Calabria”.