CIAO
foto di Vito Macrì e Stefano Marchese
Inizia alla grande l'attività dell'Azione Cattolica Diocesana con la festa del Ciao. Il tema della festa del CIAO edizione 2012 prende le mosse dall’iniziativa annuale proposta dall’ACR ”in cerca d’Autore”. Verrà messo in evidenza il protagonismo dei ragazzi nella fede (e nella vita). Il Regista-Gesù ha riservato una parte per ognuno di noi, un ruolo che non può essere interpretato da nessun’altro. Si cercherà di far capire ai bambini, attraverso il gioco e l’esperienza, che per affrontare la vita non è necessario e nemmeno utile indossare delle maschere o ricercare le luci della ribalta, ma conoscere se stessi e capire che “Gesù ci ama per quelli che siamo e ci vuole impegnati nella Chiesa per quello che possiamo dare”.
A noi piace dedicare questa festa a colui che ha voluto fortemente che fosse organizzata a S. Nicola: IL NOSTRO DON DOMENICO.
In molti sono andati a cercarlo in canonica... qui hanno trovato la porta chiusa e un cartello...
CIAO DON
Il raduno dei ragazzi è stato organizzato al Palazzetto; poi, nel pomeriggio in piazza Marconi una Santa Messa ha concluso la manifestazione. Prima della Celebrazione Eucaristica i due gruppi teatrali sannicolesi ("Li Nicolisi" e Chisti simu") hanno allietato i presenti con una breve rappresentazione.
La compagnia Chisti Simu ha spiegato il senso del loro lavoro:
Buona sera, e ben venuti a San Nicola, sono una dei componenti della compagnia teatrale “Chisti simu”, e sono qui per raccontarvi come e perché, all’interno della parrocchia, sia nato un gruppo teatrale.
Permettetemi di fare una piccola premessa. Il teatro è, probabilmente, una delle più antiche forme di espressione artistica dell’uomo. Basti pensare all’importanza delle tragedie greche che ancor oggi vengono rappresentate. Da sempre l’uomo ha sentito l’esigenza di raccontare agli altri sentimenti e storie. La rappresentazione teatrale è forse la forma che coinvolge maggiormente i protagonisti e il pubblico che non di rado diventa parte integrante dello spettacolo. Attraverso il teatro si sono rappresentati tantissimi temi, da quelli storici a quelli leggendari, dal dramma alla farsa e tantissime storie d’amore.
Il nostro gruppo è nato dalla semplice idea di animare la festa della parrocchia che ogni anno celebriamo come momento di condivisione. Certamente c’è la Messa, poi segue il pranzo comune, magari i giochi per i bambini e poi ... siamo arrivati noi. All’inizio è stato solo il desiderio di animare la festa con qualcosa di nuovo, poi ci siamo resi conto che si poteva riunire una tradizione paesana, le farse, con un messaggio di convivenza cristiana.
Questa doppia scelta ha fatto sì che la nostra prima rappresentazione fosse ispirata agli antichi farsari di San Nicola, e non a caso scritta a più mani dalle nipoti di alcuni dei più famosi farsari, Per chi non lo sapesse, con il termine farsari si indicavano quelle persone che avevano l’innata capacità di inventare storie, canzoni, sberleffi e motti.
I testi che noi rappresentiamo, sono scritti con l’apporto di tutti, non hanno la pretesa di essere rappresentati alla Scala di Milano, gli attori non sono in cerca di contratti milionari, ma il nostro duplice intento è quello di far divertire il pubblico nel mentre si lancia un messaggio di solidarietà ponendo particolare attenzione a evitare parolacce o doppi sensi, anche se con questi elementi si creano facili risate, non è ciò che noi vogliamo trasmettere. L’ambientazione scelta è quella del paese di qualche anno fa, con le sue tradizioni, le piccole storie, i detti popolari e la lingua prevalente, il dialetto. Anche i temi parlano della realtà, dall’emigrazione alla scuola, dalle credenze popolari agli effetti delle mutate condizioni economiche all’interno delle famiglie.
Costruire insieme i personaggi, caratterizzarli, diventa un divertimento, così come lo sono le prove, ancor più della “prima” dove magari c’è un po’ di timore per la presenza del pubblico. Liti e parole, ne facciamo un sacco, poi ci ridiamo su, è chiaro che si hanno punti di vista diversi, ciò ci accresce e non ci blocca. Sapete che alcune delle protagoniste del nostro gruppo all’inizio avevano il terrore del palco? Una per anni si è rifiutata di salire sul palcoscenico accontentandosi del ruolo di regista e suggeritore, un’altra, il primo anno ha accettato la parte solo a condizione di non dover aprire bocca, così ci siamo dovuti inventare il personaggio di “Filumena mpasturata” che parlava solo attraverso la bocca della compagna di banco. Sì, il palco è un’ ottima cura per la timidezza, personalmente lo consiglio a tutti quei ragazzi che arrossiscono davanti alla ragazza dei loro sogni e scappano via senza riuscire ad aprire bocca.
Scusatemi, sono stata lunga, sapete da quando, grazie al teatro, ho superato la timidezza, se mi danno un microfono in mano non mi fermo più. Per voi abbiamo rielaborato la commedia che abbiamo rappresentato la domenica di carnevale del 2007. Il titolo originario era: “lu peiu è de cu more che cu resta pane mangia”. Chiaramente, per motivi di tempo abbiamo dovuto tagliere tante parti e personaggi e ridurre al minimo la scenografia. Speriamo che quello che ne è venuto fuori possa farvi cogliere il succo della storia che parte dalla grande abbuffata di carne di maiale che ci si poteva permettere solo a carnevale per poi sottolineare come anche nei momenti tristi può nascere qualcosa di buono e che anche davanti alla morte la vita deve andare avanti.
Bando alle ciance e largo allo spettacolo