Il Comitato di Promozione Culturale Calabrese, Calabresi di Parma, con la collaborazione di Biblioteca Palatina, informaCIBO, è lieto di invitarvi Giovedì 13 dicembre alle ore 19.00, nei locali di Parma Lirica, in Via Gorizia, 2 – Parma all’iniziativa: http://www.ciaocalabria.org/Risorgimento_donne.htm

Si Ringraziano le ditte calabresi:

Azienda Agricola Parrilla Vini Cirò www.parrillavini.it

Casearia Chiellino, loc. Sangue di Gatta, Cutro -

Cozac coop, Zootecnica Calabria –

Apocc Pecorino Crotonese - http://www.apocc.it/

UN FUTURO CHE NASCE LONTANO

Giovedì 13 dicembre 2012 ore 19:00
Auditorium di Parma Lirica

Via Gorizia, 2 - 43125 - PARMA

"Il Patriota e la Maestra" di Vito Teti | Ed. "Quodlibet" 2012.

La misconosciuta storia d’amore e ribellione di Antonio Garcèa e Giovanna Bertòla ai tempi del Risorgimento

PROGRAMMA:

Saluto delle autorità
Introduzione di Raffaele D'Angelo
Modera Rocco Caccavari
Dialogando con l'Autore: Angela Malandri, Gino Reggiani
Gabriella Corsaro
canta di donne moderne in un tempo antico
al pianoforte Svetlana Kononenko

Saranno presenti i discendenti dei due protagonisti del libro

Per ulteriori informazioni:

Comitato di Promozione Culturale Calabrese "CALABRESI DI PARMA"
http://www.ciaocalabria.org/Risorgimento_donne.htm

Parma Lirica. Via Gorizia, 2 - 43125 Parma. tel. 0521 206144

http://www.parmalirica.org

ore 21:00 Cena di Accoglienza

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Antipasto

Salumi misti di Parma e Torta fritta

Primi Piatti

Tortelli d’erbetta

Risotto alla Giuseppe Verdi

Secondi
Arrosto Farcito con Patate al forno

Dolci

Torte miste della Casa
Vini
Rossi e Bianche

Acqua
Caffè e liquore

 

Costo 25,00


UNA BELLA STORIA CALABRESE

Il circolo dei Calabresi di Parma si raccoglie ancora una volta attorno alla testimonianza che alla Storia è stata consegnata da due protagonisti di grande significato: Giovanna Bertòla e Antonio Garcèa. Sono personaggi che hanno dato al loro tempo senso e significato con la qualità appassionata che li ha portati a vivere esperienze sociali e politiche con le quali hanno contribuito alla storia del Risorgimento Italiano. | Vito Teti, antropologo Calabrese, fa della loro vita una narrazione puntuale nei fatti, ma molto ricca dei sentimenti che a questi fatti hanno dato vigore. | Sono orgoglioso come Presidente del Circolo dei calabresi di aver potuto organizzare un'incontro che diventa un'altra occasione di studio e di divulgazione della buona indole politica e culturale di gente di Calabria. | Sono onorato che i discendenti dei due patrioti saranno presenti e mi piace pensare che questa nostra iniziativa loro dimostri l'attenzione e il rispetto della memoria che Vito Teti e noi abbiamo voluto mantenere come riconoscimento ai loro avi. [ Il Presidente Raffaele D'Angelo ]


Vito Teti "Il patriota e la maestra - La misconosciuta storia d’amore e ribellione di Antonio Garcèa e Giovanna Bertòla ai tempi del Risorgimento"
Prefazione di Maurice Aymard

Tra retoriche risorgimentali e revisioniste, tra inviti al separatismo e richiami a una nuova Italia, a conclusione del Centocinquantenario dell’Unità, è netta la sensazione che preoccupazioni ideologiche e urgenze celebrative abbiano prevalso nel ripensare la nostra storia recente. | Eppure, da archivi e testi mai o poco frequentati, ancora emergono personaggi ed eventi minori, storie individuali e familiari sconosciute, passioni, pensieri e azioni dimenticati. È alla ricerca di queste vite parallele che è andato Vito Teti, rintracciando la vicenda di Antonio Garcèa, calabrese, patriota rinchiuso in tutte le carceri borboniche, e Giovanna Bertòla, piemontese, giovane maestra e fondatrice de «La Voce delle Donne», giornale di donne e per le donne. Una storia minuta, quotidiana, faticosa, segnata da speranze e delusioni – a cui fanno da sfondo altre storie e altre figure del Risorgimento meridionale –, che aiuta a uscire da retoriche nazionali e da nostalgie neoborboniche. | La storia dell’incontro tra un «vero figlio delle rupi calabre» e la «Mammagrande» piemontese, che girano l’Italia per affermare il loro credo, è metafora di un’altra storia tra Sud e Nord, uomo e donna, passione e ragione, ceti privilegiati e ceti popolari. Un altro modo di “fare l’Italia” era possibile e il Risorgimento non sempre è stato “tradito”.

«Senza quella fede, quella febbre ardente, e quell’entusiasmo, i savi discuterebbero ancora e non avrebbero fatto nulla. Ci volevano i pazzi ed i savi, come in tutte le cose grandi ci vuole l’ardire ed il senno: ma al cominciare ci vogliono sempre i pazzi». Luigi Settembrini, Ricordanze della mia vita

Recensioni

Il calabrese e la piemontese: un amore antiborbonico | Concetta Schiariti «Corriere del Mezzogiorno» 04-10-2012

In un viaggio, indietro nel tempo e attraverso lo spazio che da Sud porta a Nord e poi ancora a Sud, Teti fa toccare con mano la passione e i sentimenti che hanno spinto chi questa nazione ce l’aveva nel sangue e nella mente. In una minuziosa e ricca, quanto forte, ricostruzione antropologica e storica, seguendo con pazienza e curiosità instancabile il percorso della memoria, ha restituito, in tutta la sua umanità, il Risorgimento. Il filo conduttore è tracciato dalla misconosciuta storia d’amore e ribellione di Antonio Garcèa, patriota e calabrese, e Giovanna Bertòla, educatrice e giornalista piemontese. «Una storia minuta, quotidiana, faticosa, segnata da speranze e delusioni - a cui fanno da sfondo altre storie e altre figure del Risorgimento meridionale - che aiuta a uscire da retoriche nazionali e da nostalgie neoborboniche». Seguendo il percorso tracciato da questa famiglia, Vito Teti racconta, per intero, la costruzione del Paese. E lo fa segnando, pure, il passo delle sue interne contraddizioni. C'è riuscito così bene che, dalle sue pagine, viene fuori una visione attuale del Mezzogiorno. Che, per quanto straordinariamente bello, ha dentro e fuori, anche, le sue reali bruttezze. Oggi, esattamente, come allora. E, addirittura, in anticipo rispetto alla questione Meridionale.

L’Italia è stata fatta con il Sud | Nicola Mirenzi «Europa» 10-11-2012

Ma davvero il Mezzogiorno è stato colonizzato dal Piemonte? L’Italia è stata fatta contro il Sud? I meridionali erano ostili all’Unità nazionale? Da quando il volume di Pino Aprile, Terroni (Piemme), ha avuto il successo che ha avuto, al Sud è iniziata una sorta di resurrezione culturale neo borbonica. I mali storici del meridione hanno (ri)cominciato a essere interpretati da giornalisti, saggisti e politici come il risultato di una razzia compiuta dai settentrionali nei confronti del meridione. La nostalgia è tornata di moda. Tanto che il Mezzogiorno, prima della calàta del podestà straniero, è dipinto come un paradiso saccheggiato da diavoli, una terra prospera immiserita dalla cattiveria degli invasori. I campani, i calabresi, i siciliani? Non sapevano nemmeno cosa fosse l’Italia. | Il patriota e la maestra di Vito Teti (Quodlibet, 28 euro, 366 pp.), antropologo dell’Università della Calabria, mostra invece una verità completamente diversa. Quella dei giovani che lottarono e morirono per fare l’Italia al Sud. Scontando anni e anni di prigione. Più la fame, i tormenti, le torture... per l’ideale di una nazione unita. Vito Teti racconta tutto questo riscoprendo la misconosciuta storia d’amore e ribellione di Antonio Garcèa e Giovanna Bertòla ai tempi del Risorgimento (questo è il sottotitolo del volume). | Il primo è un ribelle calabrese che durante l’insurrezione di Napoli del 1848 vestiva ancora la divisa di sergente dell’esercito borbonico. Dopo essere passato dalla parte degli insorti, re Ferdinando ordina espressamente ai suoi uomini di cercarlo e impiccarlo. Ma senza successo. Garcèa inizia la sua processione patriottica in Calabria e in Sicilia per l’organizzazione della rivolta nazionale. Che lo porterà a scontare una galera durissima, prima dell’esilio nel Regno Unito e del rientro in Italia, dove si unirà ai Mille, una volta arrivati in Calabria. | Giovanna Bertòla è invece la donna che Garcèa sposa quando l’Italia è fatta. È una sorta di femminista ante litteram, che raccoglie le memorie del marito e le trascrive in un volume sconosciutissimo, che è stato una delle fonti principali del saggio di Teti. Il quale raccontando questa storia (che sarebbe perfetta per un romanzo storico) mostra in filigrana la passione civile che animava le giovani élites meridionali, cresciute nella temperie dell’illuminismo napoletano (più interessante di quello settentrionale, secondo Teti) ma capaci di connettersi e orientare l’umore delle classi più basse. Che, a dispetto degli stereotipi, sono capaci di farsi artefici del proprio destino.


Vito Teti, nato a S. Nicola da Crissa (VV), ha conseguito la maturità presso il liceo Michele Morelli di Vibo Valentia. Si è laureato in Filosofia nel 1974. Ha studiato presso l’Ecole des Hautes Etudes (Paris) con Maurice Aymard. Ha insegnato Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università di Messina ed Etnografia ed Etnologia all’Accademia di Belle Arti di Catanzaro. Dal 1978 al 1982 è stato programmista regista presso la Sede Regionale Rai della Calabria, realizzando numerosi documentari sulle culture popolari della Calabria e sull’emigrazione calabrese in Canada. Ha partecipato a numerosi Convegni nazionali ed internazionali, presentando relazioni pubblicate in diverse lingue. Dal 1984 svolge attività didattica, scientifica e di ricerca presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Unical. Ha insegnato Storia delle Tradizioni Popolari, Etnologia, Antropologia Culturale, Etnologia delle Culture Mediterranee. E’ stato Presidente del Corso di Laurea in Lettere. Attualmente è professore ordinario di Etnologia presso la stessa Università, dove ha fondato e dirige il Centro di iniziative e ricerche “Antropologie e Letterature del Mediterraneo”, presso il Dipartimento di Filologia. E’ Direttore dello stesso Dipartimento. E’ membro della Deputazione di Storia Patria della Calabria. E’ Responsabile nazionale dell’ICAF, Associazione Europea di Antropologia dell’Alimentazione. Fa parte di numerosi organismi scientifici nazionali e internazionali. Ha svolto ricerca etnografica in Calabria, Sicilia, Basilicata, Canada, Torino, Milano, Roma. Si è occupato (per conto di enti pubblici) di problemi inerenti i centri storici, lo spopolamento e l’abbandono delle zone interne della Calabria. Principali interessi di studio e di ricerca. Si è occupato e si occupa tuttora di storia e antropologia dell’alimentazione, di antropologia del viaggio e dell’emigrazione, di antropologia religiosa, di antropologia dell’abbandono e dello spopolamento, del tema delle rovine, della melanconia e della nostalgia con particolare riferimento al Mezzogiorno d’Italia e al Mediterraneo. Attualmente si interessa, come attesta una vasta produzione saggistica, di antropologia della letteratura e di antropologia dei paesi, dei luoghi e del paesaggio. E’ membro di diversi organismi scientifici internazionali; collabora con numerose riviste italiane e straniere. Suoi scritti sono stati pubblicati in Francia, Spagna, Canada, Stati Uniti, Messico. Collabora con numerose riviste scientifiche, oltre che con giornali, riviste, periodici locali e nazionali. Ha realizzato numerosi documentari etnografici per conto della Rai. E’ autore di numerosi reportage fotografici su tematiche oggetto delle sue rilevazioni etnografici. Tra le sue più recenti pubblicazioni da segnalare: Il colore del cibo, Meltemi, Roma, 1999 (II ediz. 2007). | (a cura di), Mangiare meridiano. Culture alimentari del Mediterraneo, Abramo, Catanzaro, 2002. | Il senso dei luoghi. Paesi abbandonati di Calabria, Donzelli, Roma, 2004 (569 pagine, 556 foto); seconda edizione col titolo, Il senso dei luoghi. Memoria e vita dei paesi abbandonati, presentazione di Predrag Matvejevic, Donzelli, Roma, 2004. - Storia del peperoncino. Un protagonista delle culture mediterranee, Donzelli, Roma, 2007. | Vito Teti è autore di numerosi volumi, saggi, su svariate tematiche aventi come ambito: antropologia e storia dell’alimentazione; antropologia e letteratura del viaggio e dell’emigrazione; antropologia e letteratura; figure e momenti di storia calabrese; antropologia religiosa e delle feste; antropologia dei luoghi. Collabora con riviste scientifiche nazionali e internazionali. Ha collaborato con diverse testate nazionali ed attualmente scrive articoli di cultura generale, costume, attualità politica e sociale su “Il Quotidiano della Calabria”. Collabora con “Slow” e “Il manifesto”. Scrive e pubblica racconti ed è autore di numerosi reportage fotografici.


Gabriella Corsaro, soprano.

Nata in Calabria, esordisce come voce bianca e cantore di polifonia antica. Diviene poi salmista di gregoriano e partecipa a gruppi madrigalisti e di ensemble di musica contemporanea.

Intraprende lo studio del canto lirico nel 1997 con Eva Trembanis Contini, successivamente con Anna Di Gennaro. Completa la formazione musicale alla Civica Scuola di Musica di Milano e al Conservatorio Torrefranca di Vibo Valentia. Si perfeziona con Luciana Serra eRaina Kabaivanska e Claudio Desderi.

Nel 2005 debutta al Teatro Regio di Parma ne “Il Barbiere di Siviglia” di G. Rossini, affiancando Leo Nucci; di tale produzione è stato realizzato un DVD edito dalla RAI.

Dal debutto avvenuto nel 1999, si è esibita in diversi teatri italiani ed esteri.

Con Enrico Stinchelli, in “BelCanto-OpernGala”, canta nelle più prestigiose sale concertistiche tedesche.

Dal 2011 affronta anche la musica Jazz e recentemente si è esibita con John Helliwell e Paul Wertico.

All’attività solistica affianca quelle di didatta di canto e di direttore di coro. Nella direzione esordisce nel 2005, come M° Ospite del Coro di San Giovanni in Laterano a Roma.

Dal 2007 dirige il coro “R. Pezzani” di Parma. Ideatrice e direttore artistico della Rassegna Corale dell’Oltretorrente. Nel 2010 ha fondato il coro “Bacchette rosa”, composto da direttrici di cori parmensi.

Da luglio 2010 è il direttore dell’Ars Canto “G. Verdi” e del Coro Voci Bianche del Teatro Regio di Parma.

Membro del consiglio direttivo e della commissione artistica dell’Ass. Cori Parmensi, segue diverse formazioni per la tecnica vocale e l’interpretazione.

Dal 2012 è docente di tecnica vocale al Centro di Formazione Artistica di Genova.

Incisioni discografiche:Mozart Musica Massonica con Michele Pertusi ed il Parma Opera Ensemble; Vergini Bella, nenie processionali calabresi ; Ninna nanna mamertina in Paroli Calabrisi .

Premi ricevuti: Premio Mamertiom, 2004 Oppido Mam. (RC); Premio Nazionale Meditarraneo 2008, Teatro Carlo Felice Genova; Premio per meriti artistici “Lupo Meli Lupi di Soragna Tarasconi” 2012 e Premio Calabria America, 17^ ed, set. 2012 Gioia Tauro (RC).


Comitato di Promozione Culturale Calabrese "CALABRESI DI PARMA"

Un gruppo molto rappresentativo di tutta la popolazione calabrese residente a Parma, ha assunto l'iniziativa di avviare un approfondimento dei rapporti con la città simbolo di eccellenza civica, nella quale operano e risiedono a vario titolo ed in perfetta armonia con l'organizzazione sociale dell'intera comunità. | Da sempre la presenza di cittadini calabresi ha contribuito alla vita di Parma con le figure sociali più diverse a partire da migliaia di studenti e di lavoratori di ogni genere presso le industrie e le aziende locali e della provincia, fino a centinaia di imprenditori, con una notevole rappresentanza di funzionari dello Stato (Prefetti,Questori, Componenti delle Forze dell'0rdine di ogni livello, Magistrati, Direttori di Organismi statali, dei Pubblici Servizi e della Scuola oltre che politici ampiamente riconosciuti) e una vasta componente di professionisti (avvocati, medici, insegnanti e di tutte le altre professioni). | In tempi di grandi rischi cittadini calabresi hanno contributo anche con la vita alla libertà e alla ricostruzione della città, come avvenne durante la Resistenza e nel dopoguerra. | La Comunità Calabrese quindi, proprio per questa presenza in ogni strato sociale, ha potuto dimostrare la propria operosità in tutti i campi ricevendo rispetto e tutte le opportunità di inserimento. | I fondatori di questo Comitato hanno potuto nella loro esperienza di vita e di lavoro constatare che la diffusione della cultura calabrese, da quella letteraria a quella gastronomica o comunque definita, rappresenta ormai un'esigenza per superare una informazione sul sud spesso folcloristica e per il mantenimento di un dialogo permanente ed aggiornato sulla millenaria storia di una Regione, la Calabria, che deve essere conosciuta nei suoi valori e saperi, anche per rafforzare i buoni rapporti con la realtà che ospita tanti suoi nati. Il compito che il Comitato vuole assumere è quello di fare conoscere sempre di più la cultura calabrese in una realtà civile ed accogliente: E' un modo per dire anche grazie a Parma.

Comitato di Promozione Culturale Calabrese,

Calabresi di Parma

www.ciaocalabria.org

info@ciaocalabria.org

3281275933