Il saluto della cattedra e della Confraternita del SS. Rosario
A nome della Cattedra ed esprimendo, sicuramente, i sentimenti di tutti i congregati della Confraternita del Rosario, porgo il saluto, sentito e commosso, al nostro caro priore, che oggi è tra noi per darci il più forte ammonimento sul senso della vita, sul significato e fine della nostra appartenenza alla Confraternita del Rosario e, mediante essa, alla parrocchia ed alla comunità di S. Nicola da Crissa. Nel saluto prorompe anzitutto sincero il nostro ringraziamento per l’opera, costante ed assidua, profusa dal preside per la vita del nostro sodalizio. Ma, in questo momento di vivo dolore, è condiviso il riconoscimento, nella sua “paterna” guida, dei valori, civili e spirituali, che hanno animato almeno gli ultimi venticinque anni di esperienza della confraternita.
Non v’è dubbio, l’impronta fondamentale conferita a questo lungo percorso di vita della confraternita è la coerenza, propria della personalità del priore, tra la professione di autentica fede cristiana; la devozione smisurata alla Madonna del Rosario; il forte senso di appartenenza alla confraternita; il profondo senso della famiglia; la responsabilità nel lavoro; la dignità nella malattia; la tensione ai valori culturali di educazione, rispetto, riconoscenza, gratitudine; l’attenzione allo spessore ed alla profondità storica dei valori di cui noi sannicolesi siamo portatori orgogliosi o non ancora consapevoli.
E’ bene ricordare, seppure succintamente, come il nostro caro priore ha saputo tradurre in concreto questo suo armonico tratto di stile di vita nelle attività pensate, progettate e realizzate a vantaggio e per la crescita della confraternita.
Il preside Carnovale, prioritariamente ha nutrito il senso della comunità parrocchiale, nella quale hanno una funzione costruttiva – come organo vitale facente parte di un sistema complesso – le confraternite sannicolesi e la confraternita del Rosario in specie.
Ha curato, spesso con commossa partecipazione, il suffragio dei nostri defunti, il rispettoso culto dei morti.
Ha promosso la vicinanza agli ammalati della comunità soprattutto con la preghiera e la solidarietà ai bisognosi, non solo del nostro territorio, con aiuti di ogni genere.
Ha inteso assicurare la partecipazione dei congregati alla liturgia ecclesiale ed ai Sacramenti.
Ha lavorato, con dedizione, affinché le celebrazioni delle feste mariane nella nostra comunità avessero rilievo e segnassero, così, il cammino di fede della stessa comunità.
Ha creduto nell’importanza della recita del Rosario e dell’Angelus per maturare i profondi sentimenti di filiale affidamento alle premure materne della Madonna, madre del Redentore e “madre nostra”.
Si è impegnato a tener viva la comunicazione con gli emigrati, mediante contatti a distanza ed attraverso la calda accoglienza nel paese: tutto affinché la nostra gente, i nostri parenti ed amici mantenessero vivi i buoni sentimenti, i valori profondi maturati nella comunità d’origine.
Ha gestito, con continuità e fervore, la manutenzione di questa chiesa, cara a lui ed a noi tutti, perché in questo luogo di culto convenissimo numerosi a celebrare insieme l’incontro con il Signore nella liturgia, l’amore corale per la Santa Vergine, la venerazione dei santi. E’ forse superfluo ricordare tutti i lavori realizzati, grazie al suo impegno, per il decoro della nostra chiesa: il tetto, il restauro delle statue ed effigi, la via crucis, le vetrate artistiche, e così via. Ma non solo, ha inteso implementare le funzioni educative connesse, sul piano culturale, al ruolo della confraternita nella comunità: ha infatti promosso l’acquisto ed il restauro di locali attigui alla chiesa, cominciando a disporre la struttura ed il servizio della biblioteca; ha prodotto due pubblicazioni a stampa sulla storia della confraternita, e molte altre opere dovrebbero essere menzionate.
Ma forse l’aspetto che più d’ogni altro dobbiamo sottolineare riguarda lo stile nella direzione della confraternita: il priore ha saputo operare un’efficace mediazione all’interno della confraternita stessa, per rafforzare la coesione tra i congregati e per promuovere l’identità della confraternita con l’ispirazione ai suoi valori istituzionali. D’altra parte, ha saputo attuare una sapiente mediazione all’esterno, sia nei rapporti con le altre forze positive della comunità parrocchiale sia con la comunità diocesana, rappresentando la confraternita in convegni ed in manifestazioni ecclesiali - anche in contesti nei quali le confraternite sono accettate come autentiche risorse di tutto il territorio - e promovendo, così, l’immagine della confraternita stessa. Non dimentichiamo che il preside è stato componente del gruppo di lavoro per l’aggiornamento degli statuti delle confraternite.
L’opera come priore della confraternita ha trovato linfa vitale, base solida sulla sua sana educazione famigliare, sulla sua famiglia, sulla sua personale vita civile e cristiana: il preside è stato un uomo “tutto di un pezzo”. Come non ricordare quanti ragazzi e giovani ha supportato nello studio individuale? Quanta spiritualità domenicana e francescana ha profuso nell’orientamento di ragazzi ed anche nell’evangelizzazione promossa ed attivata per la nostra confraternita?
Caro priore: è questo il nostro sobrio saluto, il nostro grazie, il nostro riconoscerci nella tua opera di padre, vigile, premuroso e paziente. La tua guida, protratta per venticinque anni, è un solco tracciato per dare sviluppo ed incrementare la nostra vita di singoli confratelli e la vita della confraternita del Santissimo Rosario.