Figli di un terzo Dio
di Antonio Facciolo
Si chiamava Domenico il giovane di S.Nicola da Crissa deceduto l’anno scorso per
una incomprensibile e tremenda caduta. Aveva da poco compiuto diciassette anni.
Si chiamava Eugenio il caro ragazzo di Monterosso Calabro deceduto in una domenica tragica, insieme ad uno sfortunato padre di famiglia, in un pauroso incidente automobilistico. Aveva ventisei anni e l’entusiasmo di chi si avvia ad entrare nel mondo del lavoro.
Le comunità, colpite da questi lutti, si sono mobilitate in massa per accompagnare all’ultima dimora questi fiori stroncati nel periodo più bello dell’esistenza.
Consumatesi le tragedie, oggi che tutto è passato, resta in noi il triste ricordo di questi ragazzi colpiti dalla mala ventura.
Cari sfortunati ragazzi, ci sono i figli di un primo Dio: sono quelli fortunati in tutte le cose della vita, nei beni materiali e negli affetti, gli uni e gli altri in abbondanza.
Poi ci sono i figli di un secondo Dio, quelli sfortunati per le menomazioni fisiche e psichiche che si portano dalla nascita; i bimbi deformi, gli epilettici, gli storpi, tutti questi esseri strani che un Dio minore ha voluto generare a consolazione di quelli che strani non sono.
Ed infine ci sono i figli di un terzo Dio, quelli come voi, bellissimi nel corpo, tenerissimi nello spirito, poveri per tutto il resto, perché senza fortuna; i ragazzi per i quali tutti hanno gioito al momento della nascita, perché voluti, cercati, desiderati, per i quali tutto lasciava credere ad un futuro radioso, perché la nascita era stata un’esaltazione di affetti, e per i quali il breve corso della vita si è rivelato solo come un’avventura incompiuta.
La tragicità della morte di questi figli di un Dio, che aveva promesso tanto e che alla fine ha dato niente, sia un messaggio che così monsignor Bregantini, nel corso di una sua omelia, ha voluto sintetizzare con bellissime parole: “ Cari giovani, i sogni s’infrangeranno, ma voi non perdete la speranza perché la terra si spalancherà come un paradiso”.
Ci siano sempre questi sogni, perché ci permetteranno di credere che la loro breve esistenza non è stata un inutile passaggio terreno.
Ci siano sempre questi sogni, perché c’è in noi il bisogno di credere, di amare e di vivere nella speranza.
Ci siano sempre questi sogni, perché essi calmano l’inquietudine del nostro spirito smarrito tra tanto mistero.