23 febbraio 2006
Assolto padre Fiorenzo Viviani
dal Quotidiano del 23 febbraio 2006
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San Nicola. Accusato di aver indotto una ragazza a chiudersi in una cella monastica a San Benedetto del Tronto
Il giudice monocratico assolve Fiorenzo Viviani
San Nicola da Crissa – Si è concluso positivamente il processo a carico di padre Fiorenzo Viviani, eremita presso il convento di Fiumara di Muro, originario di Lucca, fortemente voluto in Calabria dal compianto Monsignor Ferro, già arcivescovo di Reggio Calabria.
Il giudice monocratico Cappuccio ha accolto la tesi difensiva degli avvocati assolvendo il religioso dal reato di cui all’art. 643 del c.p. “Circonvenzione di persone incapaci”. Il processo si è svolto a seguito di una querela presentata dai coniugi Angelo Latella e Giovanna Calabrò, di Pellaro, i quali sostenevano che la loro figlia, Eleonora Graziana, dopo aver superato la prova scritta di magistratura, fosse stata “indotta, spinta dal Viviani, a chiudersi in una cella monastica, nel convento di clausura delle Clarisse di San Benedetto del Tronto”.
Dall’istruttoria dibattimentale è emerso che migliaia di fedeli di ogni ceto e grado, tra cui alti prelati, politici e magistrati facevano tappa presso il convento Francescano gestito da Viviani, per ritemprarsi spiritualmente e trovare qualche parola di conforto dallo stesso eremita.
Viviani stesso veniva invitato dagli istituti religiosi e dalle diocesi a predicare gli esercizi e i ritiri spirituali. E’ stato molte volte, al santuario diocesano della Madonna del Carmelo, a Monte Poro, su invito del compianto monsignor De Chiara per tenere ritiri ai giovani seminaristi e ai sacerdoti della diocesi. Sotto la sua scuola si sono formati diversi ecclesiastici sannicolesi, tra cui don Francesco Galloro, attuale parroco di Monterosso Calabro e don Antonio Pileggi, sacerdote operante in Toscana.
Evidentemente il fatto di vivere e predicare il Vangelo nella sua radicalità l’ha portato ad essere amato dai laici, sacerdoti, religiosi e vescovi, nel contempo tollerato dalla Curia Reggina, incompreso da altri, ha dovuto lasciare la Calabria e ritornare a Lucca, dove è stato accolto amorevolmente dall’allora vescovo di Lucca, monsignor Bruno Tommasi e dove tutt’oggi risiede.
Anche il processo ha confermato che Fiorenzo Viviani era stato scelto dal compianto monsignor Ferro a venire giù in Calabria, poiché si avvertiva l’esigenza di forti spinte culturali ma soprattutto spirituali.
L’epilogo naturale del processo è stato l’assoluzione perché il fatto non sussiste.
Domenico Condello