27 dicembre 2006
“Sogni di un anno nuovo: i nostri figli ed i vu cumprà”
di Antonio Facciolo
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Ho
sentito dire ad un missionario, durante una trasmissione televisiva, che i
bambini del sud del mondo sognano di vivere fino a quarantadue anni (età media
della loro esistenza), sognano di non essere sottratti alle famiglie per essere
trasformati in soldati-bambini, sognano di non morire mangiati dai topi, sognano
un pezzo di pane.
I bambini, che ai semafori e dinanzi agli ingressi dei centri commerciali ci sussurrano “vu cumprà”, sognano forse che qualcuno, preso da un attimo di tenerezza, regali loro non monetine invisibili di centesimi di centesimi, ma qualche verdino o, gridando al miracolo, qualche biglietto rosa?
Non sappiamo che cosa sognano:un cappotto, un paio di scarpe nuove, un caldo e soffice letto?
E’ difficile per noi intuirlo; non possiamo nemmeno fare una comparazione con i desideri dei nostri figli perché i nostri chiedono il superfluo, mentre loro desiderano l’essenziale.
Storditi nel vedere carrelli stracolmi di ogni ben di Dio, difficilmente possono capire la nostra pazza corsa al consumismo e le subdole formule commerciali del tipo “paghi due e prendi tre” che ci spingono a riempire i carrelli di cose che a noi non sono necessarie, ma di cui non possiamo fare a meno per la convinzione che se non ne approfittassimo perderemmo qualcosa.
Capiscono la nostra incapacità a renderci conto che, così facendo, contribuiamo semplicemente a svuotare a spese nostre i magazzini del rivenditore per riempire congelatori, frigoriferi, panche e credenze con merce destinata di li a poche settimane a finire tra i rifiuti?
Capiscono le assurde regole dell’economia per le quali carne, pane, formaggi, frutta, biscotti, latte e tanta altra roba finiscono nei cassonetti della spazzatura mentre loro hanno fame?
Per colpa della nostra ingordigia, che ci spinge a rifornirci del superfluo, danneggiamo chi sogna l’essenziale.
Quando negli anni sessanta ero studente universitario a Messina, la padrona di casa, che insieme al marito mezzo invalido ed al figlioletto si era ritirata in una camera che faceva da stanza da letto,cucina, soggiorno, (le altre due venivano affittate agli studenti a quindici mila lire posto-letto al mese) mi diceva, povera donna: “Non capisco perché invece di vendere la verdura tre chili cento lire, non fanno un chilo trentacinque lire; così io che cento lire non le posso spendere, potrei comprarne un chilo che per la mia famiglia sarebbe più che sufficiente. Invece no; tre chili cento lire e quella che non viene venduta la sera la trovo tra i rifiuti”.
I nostri figli chiedono il telefonino di ultima generazione, il portatile superveloce, il televisore al plasma, il motorino, giubbotti e jens firmati.
I nostri figli sognano, (non sappiamo che cosa), perché forse non sognano nulla, perché hanno tutto. I bambini dei semafori invece sognano la loro nostalgia, la madre, la sorellina, il fratellino rimasti lontano; i bambini dei semafori fanno dolci sogni di speranza, i nostri figli no, perché le cose inutili non possono essere oggetto di sogni.
“Caro Babbo Natale, voglio che tu mi porti…”. Quante cose semplici chiedevamo noi bambini, con molta ansia, nella letterina collocata sotto il piatto, tutti attenti in attesa che, finito il pranzo, Papà, fingendo stupore e meraviglia (quanta poesia in questi gesti) scoprisse la missiva e ne iniziasse la lettura.
Quando la mattina saltavamo giù dal letto, dopo una notte passata insonne per spiare l’arrivo di Mammà-Befana, eravamo lieti per il pezzo di torrone scoperto nella calza o nelle scarpe, lieti di un mandarino, di poche nocciole, di qualche monetina; la bambolina per le femminucce, un trenino di latta caricato a molla per i più fortunati.
Noi avevamo dei sogni, i bambini del sud del mondo hanno dei sogni. Ed i nostri figli?
Caro Papà-Natale, cara Mammà-Befana, cosa sognano i nostri figli che per sconfiggere la noia buttano sassi dai cavalcavia delle autostrade o disturbano il sonno di qualche barbone che si è addormentato tra i cartoni per sfuggire al freddo ed ai morsi della fame?