SETTIMANA SOCIALE DELLE CHIESE DI CALABRIA
Scrutare, Interpretare, Rispondere
di Domenico MACRI’
<<La
Settimana Sociale delle Chiese di Calabria trova la sua origine nella scorsa 44º
Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, svoltasi a Bologna nel 2004>> così,
venerdì 3 marzo, il Presidente della Conferenza Episcopale Calabra (CEC), S.E.
Mons. Vittorio Mondello ha aperto i lavori della Settimana Sociale (in realtà si
dovrebbe parlare di una tre giorni) delle Chiese di Calabria svoltasi a Vibo
Valentia Marina, presso il “Lido degli Aranci”, nei giorni 3, 4 e 5 marzo.
Nel suo intervento, il Presidente della CEC, si augurava che questa tre giorni <<…..non si riduca a rinnovare le solite lamentele, ma dia indicazioni pratiche perché nella nostra regione si riaccenda il gusto di crescere insieme e insieme programmare e realizzare il futuro, affinché la Calabria non rimanga il fanalino di coda della Nazione, ma dia addirittura il suo necessario contributo per il bene di tutta l’Italia>>.
E’ così è stato. I relatori che si sono susseguiti nei giorni successivi hanno mantenuto il loro impegno di gridare alla Nazione che la Calabria non è solo mafia, che la Calabria non porta solo scompiglio, che la Calabria è una Regione dove l’unione di più persone a diversi livelli può portare a svolte propositive devastanti dal punto di vista sociale, religioso e politico.
Ma, purtroppo, i politici sono stati i veri assenti della Settimana Sociale.
S.E. Mons.
Giancarlo Maria Bregantini, Vescovo della diocesi di Locri-Gerace, nelle sue
conclusioni di domenica 5
marzo, l’ha evidenziato <<…la voce della Chiesa ha poco ascolto in alto, nelle
sedi decisionali (Relazione
Mons. Bregantini). O meglio, la chiesa calabrese è lodata e stimata.
A parole, è dichiarata un punto sicuro di riferimento. Ma poi, tal voce non
entra nelle sedi decisionali, non trova eco là dove si compiono le grandi scelte
per i futuro della nostra terra. Anche in questa settimana sociale, pochi sono
stati i politici che hanno avuto il gusto e la franchezza di un confronto serio
e documentato>>.
SCRUTARE, INTERPRETARE e RISPONDERE: queste, dunque, le parole scelte dalla chiesa calabrese come punti cardini da sviluppare nella ricchissima giornata di sabato 4 marzo.
In
mattinata, il “nostro” Prof. Vito Teti, insieme al Prof. Luigi Bruni, sono stati
chiamati ad offrire strumenti utili alla “scrutatio” della marginalità della
nostra terra. La tavola rotonda e i gruppi di studio del pomeriggio, hanno
contribuito, rispettivamente, ad interpretare e rispondere ai segni sociali con
particolare attenzione agli ambiti del lavoro, della festa e della cittadinanza
(Relazione prof. Vito Teti).
Decisamente ricca e interessante la relazione del Prof. Vito Teti, il quale nell’affermare che <<Nei convegni ecclesiali regionali è costante l’attenzione alla dottrina sociale della Chiesa e al dovere della denuncia di ogni abuso ed ingiustizia, perché l’uomo si converta e viva.>> non si sottrae, tuttavia, a definire <<….complessa e controversa la lunga storia della Chiesa in Calabria>>.
Richiama il “Planctus Calabriae” (la denuncia dei mali), Vito Teti, tanto caro a Gabriele Barrio (sacerdote) e Mons. Bregantini, nelle sue conclusioni, dice <<Lo storico e fondato Planctus Calabriae, in questa settimana sociale dei cattolici calabresi, è stato asciugato coralmente dai tanti delegati di tutte le diocesi della regione, con tanto coraggio ed entusiasmo, con tanta preghiera, molto ascolto ed impegno, attenta preparazione ed intelligente organizzazione del convegno>>.
Il “nostro” Prof. si sofferma sul senso dei luoghi: il paese, i santi, il potere delle relazioni e la fondazione sacrale dei luoghi <<il senso e il potere primo che l’individuo ha nella società calabrese è quello con i luoghi, con il luogo di nascita e di appartenenza>> e ancora <<… legame con il luogo e appartenenza non significa stabilità e sedentarietà. Al contrario: la fuga, l’abbandono, l’esodo costituiscono un tratto dell’antropologia profonda calabrese, dell’animo calabrese>>.
Menziona la Congrega del SS. Crocifisso quando parla del culto dei defunti, ed individua la chiesa come <<punto di riferimento per le persone, gli abitanti delle rughe e delle campagne>>. La famiglia <<resta l’àncora del calabrese….. il figlio rimane legato alla casa fino a quando non siano in porto i fratelli o non siano sposate le sorelle. E le sorelle andranno a marito per ordine di età>> e la casa <<resta il centro…. Per la casa si fanno sacrifici e follie, ma spesso la casa è fortezza. Il vicino è nemico>>.
Conclude
la sua relazione dicendo che <<la chiesa che vive e palpita non può inviare
messaggi edificanti, ma non può cedere alla disperazione: costruisce la fiducia,
cerca un cammino di verità. Il Cristo Vangelo, ma anche, quello folklorico, il
Gesù del Vangelo popolare, cammina, viene accolto, protegge, sconfigge la fame,
può restare un riferimento per la Chiesa, per quanti, fedeli e laici, guardano
ad essa con la speranza e con la fiducia di
cui ci avete parlato (e proposto) in queste giornate>>.
La tre giorni, comunque, non è stata solo relazioni, tavole rotonde e gruppi di studio.
<<La Luce è entrata nella nostra terra, in questi giorni, tramite la CROCE DI SAN DAMIANO>> queste le parole di Mons. Brigantini per spiegare l’evento che ha caratterizzato l’aspetto prettamente religioso dell’evento. La meditazione di Padre Pino Stancari al mattino, la suggestiva Via Crucis e la Via Lucis per le strade del Porto di Vibo Marina la sera, hanno fatto da corollario a questo meraviglioso crocefisso che la settimana sociale ha avuto la fortuna di ospitare.
San
Nicola da Crissa ha partecipato attivamente alla Settimana Sociale, oserei direi
in prima linea.
Al “nostro” Don Mimmo, infatti, è stata affidata l’organizzazione del Convegno che sotto la sapiente regia di Don Piero Furci ha visto partecipe una nutrita schiera di volontari con maggioranza della nostra parrocchia.
Domenico Macrì, Giovanni Pileggi, Laura Galloro, Caterina Pileggi, Antonella Martino da San Nicola da Crissa, Evelyne Chimirri da Capistrano, Luciana Monteleone da Porto Salvo, Genesio Cataneo, Domenico Greco e Giovanni Mirenzi da Bivona, sono stati i volontari che hanno portato avanti la segreteria organizzativa dell’intero Convegno. A tutti un grande plauso per l’impegno e la determinazione profusa.
Anche negli otto gruppi di studio c’è stata una presenza sannicolese, infatti la responsabile del gruppo 4 era Magda GALATI, figlia di Nicola Galati che abita a Reggio Calabria.
Di tutto questo l’intera comunità sannicolese ne deve essere fiera.